L’Arcivescovo di Corrientes, Mons. Andrés Stanovnik, ha accompagnato i giovani lungo il percorso di 70 chilometri che separano il capoluogo di provincia dal Santuario dedicato alla Madonna. Al termine della peregrinazione, i partecipanti hanno potuto assistere ad una solenne celebrazione eucaristica, concelebrata da tutti i vescovi della Regione.
Durante l’omelia, il Vescovo di Puerto Iguazú, Mons. Marcelo Martorell ha detto: “Viviamo in una società sfilacciata, con delle crepe che fanno sempre più male, una società che si autodistrugge con sempre più forza, rovinando la vita dei bambini e dei giovani, confondendoli perché nega i valori spirituali e morali”.
Da qui l’invito ai giovani ad essere “discepoli missionari” e a dare testimonianza “viva e storica del progetto di grandezza e di amore che Dio ha per il mondo, in particolare per l’uomo, che è sua immagine e somiglianza”.
Per l’occasione i presenti hanno preso l’impegno davanti alla Madonna “a non chiudere gli occhi di fronte alle necessità del prossimo”, a “muovere braccia e piedi per andare incontro a quei giovani che cercano di dare un senso alle loro vite e non conoscono il Signore”, a “non vivere passivamente di fronte alla realtà di un paese cieco verso i veri valori”.
E ancora, a “non abituarsi a vedere la fame nei nostri fratelli, l’ingiustizia e l’intolleranza al nostro intorno e la corruzione nei nostri ambienti”, a “non lasciare che migliaia di giovani non coltivino sogni, speranze, opportunità educative e lavorative” e ad “annunciare e difendere il matrimonio formato da un uomo e una dopo, che poi saranno il fondamento di una autentica famiglia cristiana”.
Il pellegrinaggio giovanile si è dunque concluso con un “Si alla vita, all’amore come vocazione umana, alla solidarietà, alla libertà, alla verità e al dialogo, alla partecipazione, allo sforzo costante per la pace, al rispetto delle culture, della natura e del primato della vita umana su qualunque altro valore o interesse”.
Durante l’omelia, il Vescovo di Puerto Iguazú, Mons. Marcelo Martorell ha detto: “Viviamo in una società sfilacciata, con delle crepe che fanno sempre più male, una società che si autodistrugge con sempre più forza, rovinando la vita dei bambini e dei giovani, confondendoli perché nega i valori spirituali e morali”.
Da qui l’invito ai giovani ad essere “discepoli missionari” e a dare testimonianza “viva e storica del progetto di grandezza e di amore che Dio ha per il mondo, in particolare per l’uomo, che è sua immagine e somiglianza”.
Per l’occasione i presenti hanno preso l’impegno davanti alla Madonna “a non chiudere gli occhi di fronte alle necessità del prossimo”, a “muovere braccia e piedi per andare incontro a quei giovani che cercano di dare un senso alle loro vite e non conoscono il Signore”, a “non vivere passivamente di fronte alla realtà di un paese cieco verso i veri valori”.
E ancora, a “non abituarsi a vedere la fame nei nostri fratelli, l’ingiustizia e l’intolleranza al nostro intorno e la corruzione nei nostri ambienti”, a “non lasciare che migliaia di giovani non coltivino sogni, speranze, opportunità educative e lavorative” e ad “annunciare e difendere il matrimonio formato da un uomo e una dopo, che poi saranno il fondamento di una autentica famiglia cristiana”.
Il pellegrinaggio giovanile si è dunque concluso con un “Si alla vita, all’amore come vocazione umana, alla solidarietà, alla libertà, alla verità e al dialogo, alla partecipazione, allo sforzo costante per la pace, al rispetto delle culture, della natura e del primato della vita umana su qualunque altro valore o interesse”.
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