"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

giovedì 28 gennaio 2021

Papa Francesco e il vaccino per il Covid-19: parole chiare sin dall'inizio della pandemia


“Voce di uno che grida nel deserto…” (cit.) 

GARANTIRE L’ACCESSO UNIVERSALE (3 maggio 2020) 
 “Desidero, nello stesso tempo, appoggiare e incoraggiare la collaborazione internazionale che si sta attivando con varie iniziative, per rispondere in modo adeguato ed efficace alla grave crisi che stiamo vivendo. È importante, infatti, mettere insieme le capacità scientifiche, in modo trasparente e disinteressato, per trovare vaccini e trattamenti e garantire l’accesso universale alle tecnologie essenziali che permettano ad ogni persona contagiata, in ogni parte del mondo, di ricevere le necessarie cure sanitarie”. (Regina Caeli) 

 SAREBBE TRISTE SE SI DESSE PRIORITÀ AI PIÙ RICCHI! (19 agosto 2020) 
 “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti. E che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato (ibid.). Sono dei criteri per scegliere quali saranno le industrie da aiutare: quelle che contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune e alla cura del creato. Quattro criteri”. (Udienza generale) 

COMBATTERE LA POVERTÀ FARMACEUTICA (19 settembre 2020) 
 “La recente esperienza della pandemia, oltre a una grande emergenza sanitaria in cui sono già morte quasi un milione di persone, si sta tramutando in una grave crisi economica, che genera ancora poveri e famiglie che non sanno come andare avanti. Mentre si opera l’assistenza caritativa, si tratta di combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini. Ripeto che sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione, e non fosse più per tutti. Dovrà essere universale, per tutti”. (Ai membri della Fondazione “Banco Farmaceutico”) 

SE BISOGNA PRIVILEGIARE QUALCUNO, CHE SIA IL PIÙ POVERO (25 settembre 2020) 
 “La pandemia ha messo in evidenza l’urgente necessità di promuovere la salute pubblica e di realizzare il diritto di ogni persona alle cure mediche di base. Pertanto, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati. E se bisogna privilegiare qualcuno, che sia il più povero, il più vulnerabile, chi generalmente viene discriminato perché non ha né potere né risorse economiche” (Videomessaggio per la 75ma Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) 

ACCESSO A PRESCINDERE DAL REDDITO (7 ottobre 2020) 
 “In modo analogo, quando i vaccini sono disponibili, occorre garantire un giusto accesso ad essi a prescindere dal reddito, partendo sempre dagli ultimi. I problemi globali che stiamo affrontando esigono risposte cooperative e multilaterali. Le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l’Oms, la Fao e altre, che sono state istituite per promuovere la cooperazione e il coordinamento globale, devono essere rispettate e sostenute di modo che possano realizzare i loro obiettivi a beneficio del bene comune universale”. (Messaggio ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze) 

ASSISTERE TUTTI COLORO CHE SONO PIÙ POVERI E PIÙ FRAGILI (8 dicembre 2020) 
 “Nel rendere omaggio a queste persone, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati e tutti coloro che sono più poveri e più fragili”. (Messaggio per la LIV Giornata Mondiale della Pace) 
 
PROMUOVERE LA COOPERAZIONE E NON LA CONCORRENZA (25 dicembre 2020) 
 “Oggi, in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non possiamo lasciare che i nazionalismi chiusi ci impediscano di vivere come la vera famiglia umana che siamo. Non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità. Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!” (Messaggio Urbi et Orbi) 

CHI CI RACCONTERÀ L’ATTESA DI GUARIGIONE NEI VILLAGGI PIÙ POVERI? (23 gennaio 2021) 
“Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa? Così le differenze sociali ed economiche a livello planetario rischiano di segnare l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, svuotato della sua reale valenza”. (Messaggio per la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali)

A BENEFICIO DI TUTTA QUANTA L'UMANITÀ (8 febbraio 2021)
"È poi indispensabile che i notevoli progressi medici e scientifici compiuti nel corso degli anni, i quali hanno permesso di sintetizzare in tempi assai brevi vaccini che si prospettano efficaci contro il coronavirus, vadano a beneficio di tutta quanta l’umanità. Esorto pertanto tutti gli Stati a contribuire attivamente alle iniziative internazionali volte ad assicurare una distribuzione equa dei vaccini, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti, specialmente di quelle delle popolazioni più bisognose. Ad ogni modo, davanti a un nemico subdolo e imprevedibile qual è il Covid-19, l’accessibilità dei vaccini deve essere sempre accompagnata da comportamenti personali responsabili tesi a impedire il diffondersi della malattia, attraverso le necessarie misure di prevenzione a cui ci siamo ormai abituati in questi mesi". (Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede)

SUPERARE I RITARDI E FAVORIRNE LA CONDIVISIONE (4 aprile 2021)
"Tutti, soprattutto le persone più fragili, hanno bisogno di assistenza e hanno diritto di avere accesso alle cure necessarie. Ciò è ancora più evidente in questo tempo in cui tutti siamo chiamati a combattere la pandemia e i vaccini costituiscono uno strumento essenziale per questa lotta. Nello spirito di un 'internazionalismo dei vaccini', esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri". (Messaggio Urbi et Orbi Pasqua 2021)

SOLIDARIETÀ VACCINALE GIUSTAMENTE FINANZIATA (4  aprile 2021)
"Abbiamo bisogno in particolare di una solidarietà vaccinale giustamente finanziata, poiché non possiamo permettere alla legge di mercato di avere la precedenza sulla legge dell’amore e della salute di tutti. Ribadisco qui il mio invito ai leader di governo, alle imprese e alle organizzazioni internazionali a lavorare insieme per fornire vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi (cfr. Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2020)". (Al Gruppo della Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale)

INTERNAZIONALISMO DEI VACCINI E SOSPENSIONE DEI BREVETTI (8 maggio 2021)
"Una variante di questo virus è il nazionalismo chiuso, che impedisce, ad esempio, un internazionalismo dei vaccini. Un'altra variante è quando mettiamo le leggi del mercato o della proprietà intellettuale sulle leggi dell'amore e della salute dell'umanità. (...) Dio Creatore infonda nei nostri cuori uno spirito nuovo e generoso per abbandonare i nostri individualismi e promuovere il bene comune: uno spirito di giustizia che ci mobilita per garantire l'accesso universale al vaccino e la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale; uno spirito di comunione che ci permette di generare un modello economico diverso, più inclusivo, giusto e sostenibile". (Videomessaggio ai partecipanti al "Vax Live: The Concert To Reunite The World)


VACCINARSI È UN ATTO D'AMORE POLITICO E SOCIALE (18 agosto 2021)
"Grazie a Dio e al lavoro di molti, oggi abbiamo vaccini per proteggerci dal Covid-19. Questi danno la speranza di porre fine alla pandemia, ma solo se sono disponibili per tutti e se collaboriamo gli uni con gli altri. Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società (cfr. Laudato si’, n. 231, cfr. Fratelli tutti, 184)" (Videomessaggio ai popoli per la Campagna di vaccinazione contro il Covid-19)


LA CURA DELLA SALUTE È UN OBBLIGO MORALE (10 gennaio 2022)
"È dunque importante che possa proseguire lo sforzo per immunizzare quanto più possibile la popolazione. Ciò richiede un molteplice impegno a livello personale, politico e dell’intera comunità internazionale. Anzitutto a livello personale. Tutti abbiamo la responsabilità di aver cura di noi stessi e della nostra salute, il che si traduce anche nel rispetto per la salute di chi ci è vicino. La cura della salute rappresenta un obbligo morale. Purtroppo, constatiamo sempre più come viviamo in un mondo dai forti contrasti ideologici. Tante volte ci si lascia determinare dall’ideologia del momento, spesso costruita su notizie infondate o fatti scarsamente documentati. Ogni affermazione ideologica recide i legami della ragione umana con la realtà oggettiva delle cose. Proprio la pandemia ci impone, invece, una sorta di “cura di realtà”, che richiede di guardare in faccia al problema e di adottare i rimedi adatti per risolverlo. I vaccini non sono strumenti magici di guarigione, ma rappresentano certamente, in aggiunta alle cure che vanno sviluppate, la soluzione più ragionevole per la prevenzione della malattia". (Auguri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede)

sabato 23 gennaio 2021

Siamo tutti giornalisti: andare, vedere e raccontare. La comunicazione è persona


Siamo in qualche modo tutti giornalisti. Quantomeno è ciò che siamo diventati oggi nell’epoca della disintermediazione (flussi costanti di informazione che viaggiano su innumerevoli multi-piattaforme accessibili a tutti, sia come recettori che come produttori). 

In quanto tali, è questo lo spirito con cui dobbiamo rapportarci alle vite di chi ci circonda, alle storie a cui assistiamo: “uscire da noi stessi”, “consumare le suole delle scarpe”, per “andare a vedere”, imparare “ad ascoltare”, superare i pregiudizi, evitando di “trarre conclusioni affrettate”. Per capire ci vuole tempo, e non bisogna farsi “distrarre dal superfluo”. 

Bisogna coltivare l’artigianato della verifica, perché è fondamentale saper “distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità”. Riassumerei in queste poche battute – che sono prese dalla preghiera finale - l’essenza del Messaggio di Papa Francesco per la 55ma Giornata delle Comunicazioni Sociali, che si celebra come ogni anno il 24 gennaio, Festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti. 

È dedicato a “loro” questo messaggio, all’importanza del loro lavoro, alla dinamica di una professione che ci è tanto cara e che purtroppo non si è sempre dimostrata all’altezza del proprio compito, per innumerevoli ragioni. Ma c’è di più: quelle “prerogative” che un tempo appartenevano a chi avrebbe avuto tempi e modi per “perseguire la verità” oggi sono – e devono essere – prerogative di tutti, a maggior ragione per un cristiano che si dice amico delle persone e amico della verità. 

“Vieni e vedi” è l’input da cui parte il Messaggio, e sono le parole che Gesù rivolge a chi gli chiedeva “approfondimenti”, “anticipazioni” rispetto alla possibilità di seguirlo in una missione che poi era fondamentalmente incontro con le persone, con la carne viva di quelle prime comunità che hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino il Messia. 

Esserci e osservare sono i capisaldi della professione informativa: non si parla per sentito dire, per interposte dichiarazioni, si va e si vede, si verifica e poi si racconta. È questa la dinamica che ci rende veramente partecipi di ciò che accade intorno a noi. 

Ed è questo lo scopo dell’informazione e della comunicazione al servizio delle persone, a cominciare dal servizio a sé stessi: la possibilità di prendere una decisione con libertà, perché si è potuti avere a disposizione tutti gli elementi di conoscenza necessari a formarsi un’opinione. Ce lo garantisce anche la nostra Costituzione italiana. 

La comunicazione siamo noi, è fatta da noi e deve servire a noi. Il Papa lo spiega molto chiaramente in questo ultimo Messaggio ai comunicatori. Non basta dunque lamentarsi che le cose non vanno bene, che i giornali non fanno il loro dovere, che i social hanno moltiplicato le situazioni di “smarrimento”, attribuendo sempre ad un “ente” fondamentalmente astratto quelle responsabilità che invece abbiamo cucite addosso, perché si tratta delle nostre storie, delle nostre vite. E non sarà mai certo lo strumento, il mezzo, a fare ciò che invece compete a noi esseri pensanti in carne ed ossa: andare e vedere, ascoltare e verificare, quindi raccontare, condividere ciò che abbiamo realmente visto, approfondito e conosciuto. 

È un appello personale, rivolto a ciascuno: andare laddove nessuno vuole andare, vedere ciò che nessuno vuole vedere, approfondire ciò che nessuno vuole approfondire, raccontare ciò che spesso nessuno racconta. È responsabilità di tutti, perché quel “nessuno che voglia fare qualcosa” è ognuno di noi. 

Di fronte alla verità, di fronte all’importanza di conoscere, di far sapere, di diffondere soprattutto il bene non devono esserci scappatoie. Gli esempi non mancano – c’è chi continua a dare la vita, con coraggio, per denunciare soprusi e ingiustizie, e il Papa lo ricorda – ma non mancano neppure i mezzi, le possibilità. 

La chiave in definitiva è incontrare le persone laddove vivono, soffrono e sperano. E le persone siamo noi, i nostri sguardi, i nostri gesti e la nostra voce. Ma anche il nostro cuore, desideroso di lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, raccontando con onestà “ciò che abbiamo visto”.

Giovanni Tridente

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