"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

mercoledì 7 novembre 2012

Benedetto XVI: promuovere la pedagogia del desiderio per re-imparare le gioie autentiche della vita

Promuovere una "pedagogia del desiderio" per "imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita" e tendere così ad "un bene più alto, più profondo" e in definitiva a Dio. In una società "apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente", è tuttavia possibile "aprire un cammino verso l'autentico senso religioso della vita", che dimostra come non sia assurdo né razionale avere fede. Se ne è detto convinto il Santo Padre Benedetto XVI, nella riflessione/catechesi di questa mattina durante la consueta Udienza del mercoledì.

Nell'uomo, infatti, è insito "un misterioso desiderio di Dio", c'è una costante ricerca, anche se "a passi piccoli e incerti", dell'Assoluto. Un'esperienza innegabile e "assai significativa", che dona speranza di fronte all'odierna cultura secolarizzata.


Secondo il Papa, bisogna iniziare sin da piccoli "ad assaporare le gioie vere, in tutti gli ambiti dell'esistenza", a cominciare dalla famiglia e passando per le amicizie, la solidarietà con i sofferenti, la rinuncia a se stessi per servire gli altri, l'amore per la conoscenza, l'arte e la bellezza della natura...: "tutto ciò significa esercitare il gusto interiore e produrre anticorpi efficaci". 

Ugualmente utile sarebbe "non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto", farsi più esigenti, per tendere veramente, "disarmati, verso quel bene che non possiamo costruire o procurarci con le nostre forze" e superare così lo scoraggiamento della fatica e degli ostacoli "che vengono dal nostro peccato".

Infatti, per giungere a comprendere il vero senso dell'esperienza dell'amore - e quindi sperimentare "la grandezza e la bellezza della vita e del reale" -, occorre passare "attraverso la purificazione e la guarigione del volere". Insomma, "ci si deve allenare, anche correggere" per volere veramente quel bene eterno, che rappresenta in definitiva il premio a questo nostro peregrinare "verso la patria celeste". 

È opportuno che in questo cammino ci rendiamo compagni di viaggio anche "di coloro che non credono", di quanti sono in ricerca e "di chi si lascia interrogare con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di bene".

Giovanni Tridente

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