"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

venerdì 9 novembre 2012

Benedetto XVI: impegno di ogni singolo cittadino per sconfiggere violenza e crimine

La violenza e il crimine - gravi fattori "di destabilizzazione delle società" - possono essere sconfitti soltanto con un impegno concreto di "tutti i singoli cittadini", ciascuno per la sua parte di responsabilità. Bisogna superare l'errata convinzione che per "incidere su questo fenomeno" siano sufficienti soltanto "le istituzioni e gli organismi preposti": l'imperativo deve coinvolgere "la società nel suo complesso", a cominciare dalla famiglia e passando per la scuola, le realtà religiose e i mezzi di comunicazione. Lo ha detto Benedetto XVI incontrando questa mattina i partecipanti all'Assemblea Generale dell'INTERPOL, ricevuti nell'Aula Paolo VI.

Nel suo discorso, il Papa si è incentrato innanzitutto sul problema della criminalità organizzata, la cui violenza rappresenta "un aspetto particolarmente preoccupante per il futuro del mondo", soprattutto perché i delitti di cui si macchia "infrangono le barriere morali progressivamente erette dalla civiltà e ripropongono una forma di barbarie che nega l'uomo e la sua dignità".


Parallelamente, un'altra attività criminale di grave entità è quella del terrorismo, tra le "più brutali" perché "semina odio, morte, desiderio di vendetta" e che oggi si è evoluta "in una rete oscura di complicità politiche", ricorrendo all'uso di "sofisticati mezzi tecnici" e "ingenti risorse finanziarie".

Se la violenza "è sempre inaccettabile", nella repressione del crimine bisogna sempre agire "nell'ambito di regole morali e giuridiche", rispettando i diritti dell'uomo e i principi dello Stato di diritto. Perciò, oltre ad "arginare il crimine e a difendere la società", la lotta alla violenza deve anche mirare "al ravvedimento e alla correzione del criminale", che è pur sempre una persona umana e in quanto tale va "recuperato" alla società e non escluso. Infatti, l'esperienza insegna che è proprio dove si annidano fenomeni "di esclusione sociale e di indigenza" che in fondo proliferano violenza ed odio.

Giovanni Tridente

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