"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

mercoledì 10 ottobre 2012

Benedetto XVI: ritornare ai documenti del Concilio e liberarli dalla massa di pubblicazioni che li hanno oscurati

Liberare i documenti del Concilio Vaticano II dalla "massa di pubblicazioni" che in tutti questi anni li hanno nascosti, e attingervi per permettere "alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto" verso una meta sicura. Ecco il primo imperativo che Benedetto XVI affida al popolo di Dio nell'Anno della fede, a poche ore dalla sua apertura. Lo ha espresso durante la riflessione sul "grande affresco" dipinto "sotto la guida dello Spirito Santo" che è stato il Concilio Vaticano II, condivisa questa mattina nella consueta Udienza del mercoledì.


Essendone stato "testimone diretto" - in quanto giovane professore di teologia fondamentale all'Università di Bonn -, ha riconosciuto come "rare volte nella storia si è potuto, come allora, quasi 'toccare' concretamente l'universalità della Chiesa in un momento di grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra". E dopo cinquant'anni è ancora possibile percepire "la gioia, la speranza e l'incoraggiamento" che si irradia da "questo evento di luce". 

A differenza di altri precedenti Concili, con il Vaticano II "non c'erano particolari errori di fede da correggere o condannare" o "specifiche questioni di dottrina o disciplina da chiarire", ecco perché il suo annuncio per bocca di Giovanni XXIII fu accolto con grande "sorpresa" da quanti lo udirono. 

In sostanza - dice il Papa - la Chiesa era chiamata a riflettere sulla fede e sulle verità che la guidano e, a partire da ciò, a ripensare "in modo nuovo" il suo rapporto con l'età moderna, dopo che il "laicismo" si era imposto come "la norma più saggia per l'ordinamento temporale della società" (Paolo VI).

Oggi, che ancora siamo sordi nei confronti di Dio, "dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio": cristiano è colui che ha fede in Dio e che incontra personalmente e comunitariamente Cristo, dando così un orientamento e una guida alla sua vita.

Il Papa è ritornato sul Dio "presente", che "ci guarda" e "ci risponde" - cui aveva accennato nella meditazione alla prima Congregazione del Sinodo in corso in questi giorni - ricordando anche che quando l'uomo smette di avere fede nel Signore, perde al tempo stesso "la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità".

Il Concilio Vaticano II rappresenta pertanto "un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede" in modo da permettere un "più intenso rapporto con il Signore" che ci permette di vivere "fino in fondo la nostra vocazione cristiana". 

Tra i "punti cardinali della bussola capace di orientarci" nel mare aperto della Chiesa, il Concilio ne indica almeno quattro attraverso i suoi documenti più significativi: l'adorare Dio (Sacrosanctum Concilium), il glorificarlo attraverso la Chiesa (Lumen Gentium), attingendo dalla Sua Parola vivente (Dei Verbum) e portando così luce al mondo intero (Gaudium et Spes).

Giovanni Tridente

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