La Messa per la dedicazione del tempio della Sagrada Familia a Barcellona, l’Angelus, la visita all’opera benefico-sociale del “Nen Déu”, la cerimonia di congedo. Sono stati i momenti centrali della visita di Benedetto XVI a Barcellona, secondo e ultimo giorno del suo viaggio in Spagna realizzato dal 6 al 7 novembre.
La bellezza di Dio. “Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di un secolo”, ha dichiarato Benedetto XVI, nell’omelia della Santa Messa per la dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, “meravigliosa sintesi di tecnica, di arte e di fede”. Ricordando ciascuna delle persone che hanno reso possibile quest’opera, il Papa ha rivolto un pensiero soprattutto a “colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta”. In questo ambiente, ha evidenziato il Pontefice, “Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia”. In questo modo, “collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza”. In realtà, “la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”.
Dio amico dell’uomo. Sulla base della fede, è stato l’invito del Santo Padre, “cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato”. Gaudí, con la sua opera, ha ricordato Benedetto XVI, “ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine che è Dio”. Quest’affermare Dio, ha aggiunto, “porta con sé la suprema affermazione e tutela della dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini”. Così sono “unite la verità e la dignità di Dio con la verità e la dignità dell’uomo. Nel consacrare l’altare di questa chiesa, tenendo presente che Cristo è il suo fondamento, noi presentiamo al mondo Dio che è amico degli uomini, e invitiamo gli uomini ad essere amici di Dio”.
A favore della famiglia e della vita. “L’iniziativa della costruzione di questa chiesa si deve all’Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret – ha affermato il Papa -. Da sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro”. Da allora “le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali”, ma “non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale”. Solo laddove “esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà”. Perciò, la Chiesa invoca “adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare”.
Un grande rosario. Anche all’Angelus, guidato dalla piazza della chiesa della Sagrada Familia, dopo aver ricordato la beatificazione, a Porto Alegre, in Brasile, di Maria Barbara della Santissima Trinità, fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, il Pontefice ha parlato di Gaudí, che, “con la sua opera, voleva portare il Vangelo a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore”. Non solo: “In collaborazione con il parroco, don Gil Parés, disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona”.
Attenzione alla persona. Un invito alle autorità “a prodigarsi perché i più svantaggiati siano sempre raggiunti dai servizi sociali” e riconoscenza “a coloro che sostengono con il loro generoso aiuto entità assistenziali di iniziativa privata”. Li ha espressi, nel pomeriggio, il Santo Padre, nella visita all’opera benefico-sociale del “Nen Déu” (Divino Infante) di Barcellona. “In questi momenti, in cui molte famiglie sperimentano serie difficoltà economiche – ha avvertito Benedetto XVI -, dobbiamo moltiplicare, come discepoli di Cristo, i gesti concreti di solidarietà, tangibile e continua, mostrando così che la carità è il distintivo del nostro essere cristiani”. “Con lo sforzo di questa e altre analoghe istituzioni ecclesiali – a cui si aggiungerà la nuova Residenza che avete desiderato portasse il nome del Papa – si mostra chiaramente che, per il cristiano, ogni uomo è un vero santuario di Dio, che deve essere trattato con sommo rispetto e affetto, soprattutto quando si trova nel bisogno”, ha sottolineato il Papa. “Nella cura dei più deboli, molto hanno contribuito i formidabili progressi della sanità negli ultimi decenni, che sono stati accompagnati dalla crescente convinzione dell’importanza che ha, per il buon risultato del processo terapeutico, un rapporto umano attento – ha aggiunto -. Perciò, è esigenza dell’essere umano che i nuovi sviluppi tecnologici nel campo medico non vadano mai a detrimento del rispetto per la vita e la dignità umana, in modo che coloro che soffrono malattie o disabilità psichiche o fisiche possano ricevere sempre quell’amore e quelle attenzioni che permettano loro di sentirsi valorizzati come persone nelle loro necessità concrete”.
“Moltissime grazie”. Il Pontefice le ha rivolte, in serata, nella cerimonia di congedo, all’aeroporto internazionale di Barcellona, prima di rientrare in Vaticano, ai reali spagnoli, agli arcivescovi di Santiago di Compostela e di Barcellona, all’episcopato spagnolo e a tante persone che, “senza risparmiare sacrifici, hanno collaborato perché questo viaggio riuscisse felicemente”. Preservare e accrescere il “ricco patrimonio spirituale” della Spagna, ha detto il Santo Padre, “è segno non solo dell’amore di un Paese verso la propria storia e cultura, ma è anche una via privilegiata per trasmettere alle giovani generazioni quei valori fondamentali tanto necessari per edificare un futuro di convivenza armoniosa e solidale”. Poi ha espresso l’auspicio che la fede “trovi nuovo vigore in questo Continente, e si trasformi in fonte di ispirazione, facendo crescere la solidarietà e il servizio verso tutti, specialmente i gruppi umani e le Nazioni più bisognose”. Richiamando la dedicazione della Sagrada Familia e la visita all’opera benefico-sociale del “Nen Déu”, Benedetto XVI ha osservato che “sono come due simboli, nella Barcellona di oggi, della fecondità di quella stessa fede, che segnò anche le profondità di questo popolo e che, attraverso la carità e la bellezza del mistero di Dio, contribuisce a creare una società più degna dell’uomo. In effetti, la bellezza, la santità e l’amore di Dio portano l’uomo a vivere nel mondo con speranza”. Prima di partire ha dato appuntamento “a Madrid il prossimo anno, per celebrare la Giornata mondiale della gioventù”.
La bellezza di Dio. “Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di un secolo”, ha dichiarato Benedetto XVI, nell’omelia della Santa Messa per la dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, “meravigliosa sintesi di tecnica, di arte e di fede”. Ricordando ciascuna delle persone che hanno reso possibile quest’opera, il Papa ha rivolto un pensiero soprattutto a “colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta”. In questo ambiente, ha evidenziato il Pontefice, “Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia”. In questo modo, “collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza”. In realtà, “la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”.
Dio amico dell’uomo. Sulla base della fede, è stato l’invito del Santo Padre, “cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato”. Gaudí, con la sua opera, ha ricordato Benedetto XVI, “ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine che è Dio”. Quest’affermare Dio, ha aggiunto, “porta con sé la suprema affermazione e tutela della dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini”. Così sono “unite la verità e la dignità di Dio con la verità e la dignità dell’uomo. Nel consacrare l’altare di questa chiesa, tenendo presente che Cristo è il suo fondamento, noi presentiamo al mondo Dio che è amico degli uomini, e invitiamo gli uomini ad essere amici di Dio”.
A favore della famiglia e della vita. “L’iniziativa della costruzione di questa chiesa si deve all’Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret – ha affermato il Papa -. Da sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro”. Da allora “le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali”, ma “non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale”. Solo laddove “esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà”. Perciò, la Chiesa invoca “adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare”.
Un grande rosario. Anche all’Angelus, guidato dalla piazza della chiesa della Sagrada Familia, dopo aver ricordato la beatificazione, a Porto Alegre, in Brasile, di Maria Barbara della Santissima Trinità, fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, il Pontefice ha parlato di Gaudí, che, “con la sua opera, voleva portare il Vangelo a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore”. Non solo: “In collaborazione con il parroco, don Gil Parés, disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona”.
Attenzione alla persona. Un invito alle autorità “a prodigarsi perché i più svantaggiati siano sempre raggiunti dai servizi sociali” e riconoscenza “a coloro che sostengono con il loro generoso aiuto entità assistenziali di iniziativa privata”. Li ha espressi, nel pomeriggio, il Santo Padre, nella visita all’opera benefico-sociale del “Nen Déu” (Divino Infante) di Barcellona. “In questi momenti, in cui molte famiglie sperimentano serie difficoltà economiche – ha avvertito Benedetto XVI -, dobbiamo moltiplicare, come discepoli di Cristo, i gesti concreti di solidarietà, tangibile e continua, mostrando così che la carità è il distintivo del nostro essere cristiani”. “Con lo sforzo di questa e altre analoghe istituzioni ecclesiali – a cui si aggiungerà la nuova Residenza che avete desiderato portasse il nome del Papa – si mostra chiaramente che, per il cristiano, ogni uomo è un vero santuario di Dio, che deve essere trattato con sommo rispetto e affetto, soprattutto quando si trova nel bisogno”, ha sottolineato il Papa. “Nella cura dei più deboli, molto hanno contribuito i formidabili progressi della sanità negli ultimi decenni, che sono stati accompagnati dalla crescente convinzione dell’importanza che ha, per il buon risultato del processo terapeutico, un rapporto umano attento – ha aggiunto -. Perciò, è esigenza dell’essere umano che i nuovi sviluppi tecnologici nel campo medico non vadano mai a detrimento del rispetto per la vita e la dignità umana, in modo che coloro che soffrono malattie o disabilità psichiche o fisiche possano ricevere sempre quell’amore e quelle attenzioni che permettano loro di sentirsi valorizzati come persone nelle loro necessità concrete”.
“Moltissime grazie”. Il Pontefice le ha rivolte, in serata, nella cerimonia di congedo, all’aeroporto internazionale di Barcellona, prima di rientrare in Vaticano, ai reali spagnoli, agli arcivescovi di Santiago di Compostela e di Barcellona, all’episcopato spagnolo e a tante persone che, “senza risparmiare sacrifici, hanno collaborato perché questo viaggio riuscisse felicemente”. Preservare e accrescere il “ricco patrimonio spirituale” della Spagna, ha detto il Santo Padre, “è segno non solo dell’amore di un Paese verso la propria storia e cultura, ma è anche una via privilegiata per trasmettere alle giovani generazioni quei valori fondamentali tanto necessari per edificare un futuro di convivenza armoniosa e solidale”. Poi ha espresso l’auspicio che la fede “trovi nuovo vigore in questo Continente, e si trasformi in fonte di ispirazione, facendo crescere la solidarietà e il servizio verso tutti, specialmente i gruppi umani e le Nazioni più bisognose”. Richiamando la dedicazione della Sagrada Familia e la visita all’opera benefico-sociale del “Nen Déu”, Benedetto XVI ha osservato che “sono come due simboli, nella Barcellona di oggi, della fecondità di quella stessa fede, che segnò anche le profondità di questo popolo e che, attraverso la carità e la bellezza del mistero di Dio, contribuisce a creare una società più degna dell’uomo. In effetti, la bellezza, la santità e l’amore di Dio portano l’uomo a vivere nel mondo con speranza”. Prima di partire ha dato appuntamento “a Madrid il prossimo anno, per celebrare la Giornata mondiale della gioventù”.
- Sir -
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