Oltre 600 partecipanti, fra cristiani e musulmani provenienti da tutta la penisola, e circa venti tra presidenti, rappresentanti e Imam di altrettante comunità islamiche in Italia. Sono i numeri della giornata promossa a Loppiano, nei pressi di Firenze, dal Movimento dei Focolari, dedicata al dialogo fra cristiani e musulmani.
Dal titolo “Percorsi comuni per la fraternità”, l’incontro ha inteso proporre “corresponsabilità sociale, cittadinanza attiva e lavoro in rete” quali “antidoti alla paura del diverso” e ribadire che il dialogo interreligioso, capace di nutrirsi della ricchezza insita nella diversità, “non è un optional ma è la religione vissuta”.
“Attendevamo questo giorno da anni: il giorno in cui noi, musulmani e cristiani in Italia, potessimo incontrarci per costruire insieme il presente e il futuro del Paese - ha detto la teologa musulmana dell’Iran Shahrzad Houshmand che ha aperto la giornata – L’Italia ha bisogno di luce e speranza. Vogliamo contribuire ad alimentarla”.
Nel susseguirsi degli interventi l’incontro – si legge in un comunicato dei Focolari – “ha ripercorso le tappe di vent’anni di conoscenza, scambio e accoglienza reciproca con l’alternarsi di riflessioni spirituali tratte sia dal Corano che dalla Bibbia, e brani musicali della tradizione Sufi”, ed ha riproposto ai presenti l’intervento video di Chiara Lubich, fondatrice del movimento, alla convention interreligiosa di Washington, nel 2000: “Continuare tutti insieme questa pacifica marcia verso l’unità – era l’esortazione della Lubich – che serva a fare del terzo millennio non un’interminabile sequenza di guerre, come è accaduto in passato, ma a comporre in unità le genti”.
Diversi i messaggi pervenuti dalle autorità civili e religiose, fra cui il saluto di Maria Voce, presidente dei Focolari, che ha auspicato che la testimonianza offerta durante la giornata possa servire al bene del Paese.
Un incoraggiamento a proseguire sulla strada del dialogo è giunto da mons. Mansueto Bianchi, delegato Cei per il dialogo interreligioso, che ha invitato a contrastare “l’idea falsa che si sta facendo strada nella cultura dell’occidente, secondo cui l'esperienza religiosa fomenterebbe divisioni e intolleranze”.
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