"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

venerdì 2 novembre 2012

Benedetto XVI: liberi come pellegrini che amano la terra perché hanno il cuore in Cielo

Avere fede nella vita eterna ci rende liberi come pellegrini, che amano la terra perché hanno il cuore in Cielo. La bellezza "di questa vita di totale apertura allo sguardo d'amore di Dio" la pregustiamo nella venerazione di tutti i santi, di coloro che con l'amore - già in questa terra - hanno vinto "sull'egoismo e sulla morte". Così Benedetto XVI durante l'Angelus dalla finestra del suo studio, sintetizzando il senso della Solennità di Tutti i Santi.

Terra e cielo, ha detto il Papa, rappresentano "il duplice orizzonte dell'umanità", e cioè da una parte "il cammino storico" dell'uomo, e dall'altra "la pienezza" della sua vita in Dio (l'eternità). Ma sono anche le due dimensioni della Chiesa, che trovano il loro compimento nella "comunione dei santi".


I santi, compresi quelli "che solo Dio conosce, e che oggi pure celebriamo", ha aggiunto , hanno reso presente Cristo attraverso la loro vita, ciascuno "in modo molto personale", dimostrando che seguire il Figlio di Dio conduce "alla vita eterna, e dà senso al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d'amore" e di speranza.

Di "festa di comunione" il Papa aveva parlato anche in riferimento ai tanti cicli di affreschi che decorano la Cappella Sistina, durante i Primi Vespri di mercoledì sera, celebrati proprio  in questa "aula liturgica" per commemorare l'atto con cui 500 anni prima, Papa Giulio II, aveva inaugurato l'affresco della volta.

Contemplata in preghiera, ha detto Benedetto XVI, la Cappella "è ancora più bella, più autentica; si rivela in tutta la sua ricchezza. Qui tutto vive, tutto risuona a contatto con la Parola di Dio". 
La storia che questo luogo sacro narra attraverso le sue pitture è "di luce, di liberazione, di salvezza", e "con un'intensità espressiva unica", "parla del rapporto di Dio con l'umanità" e lancia un perenne "invito alla lode".

Giovanni Tridente

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