"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

lunedì 13 giugno 2016

#Disabili pienamente accolti, la loro testimonianza è tesoro



Inclusione e partecipazione. Si può sintetizzare in queste due parole chiave l'invito di Papa Francesco per una pastorale di maggiore accoglienza (nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali) delle persone con disabilità, anche gravi e gravissime.

Lo ha rivolto ai partecipanti al Convegno per persone disabili, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 25º anniversario di creazione dello specifico settore della Catechesi in seno all'organismo nazionale, anche se si trova soltanto nel discorso preparato, dato per letto e consegnato.

Dire inclusione significa riconoscere che queste persone, oltre ad essere capaci di "vivere una genuina esperienza di incontro con Cristo", ne sanno anche dare testimonianza, convertendosi in veri e propri apostoli e missionari - riconosce il Papa - verso gli altri membri della comunità: "nella debolezza e nella fragilità si nascondono tesori capaci di rinnovare le nostre comunità cristiane".

Per cui bisogna aumentare gli sforzi per giungere ad una piena accoglienza, favorendo una partecipazione che diventi finalmente ordinaria, normale". E qui viene la seconda parola chiave.

Partecipazione include, rispetto alle persone disabili, "la loro ammissione ai Sacramenti", superando "dubbi, resistenze e perfino rifiuti" che le escluderebbero dall'esercizio "della loro figliolanza divina".

Al dono del Sacramento va fatto corrispondere il vissuto della liturgia: "sia viva preoccupazione della comunità fare in modo che le persone disabili possano sperimentare che Dio è nostro padre e ci ama, che predilige i poveri e i piccoli attraverso i semplici e quotidiani gesti d'amore di cui sono destinatari". Una vera partecipazione riconosce ai disabili una collocazione e un coinvolgimento giusti nelle assemblee liturgiche, per "sostenere il senso di appartenenza di ciascuno".

In questo caso, le resistenze da superare sono "pregiudizi, esclusioni ed emarginazioni", in cambio di una diversità apprezzata come valore.

Nelle parole rivolte a braccio, il Papa ha invitato a superare la paura delle diversità, che invece "sono proprio la ricchezza, perché io ho una cosa, tu ne hai un’altra, e con queste due facciamo una cosa più bella, più grande". Un mondo in cui siamo tutti uguali "sarebbe un mondo noioso".

E anche qui, per quanto riguarda la partecipazione, ha ricordato che "ognuno di noi ha un modo di conoscere le cose che è diverso: uno conosce in una maniera, uno conosce in un’altra, ma tutti possono conoscere Dio".

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