“Questa chiesa è in grado di dare una grande di testimonianza di forza e speranza per essere sopravvissuta”. Così l’ucraina Oleksandra Krypyakevych che stamattina, nel corso del 26° Colloquio europeo delle parrocchie (Cep) in svolgimento a Nyíregyháza, ha voluto raccontare la sua esperienza.
“Nella mia famiglia c’erano molti sacerdoti e mio cugino e il fratello di mio nonno erano tra i 27 beatificati nel 2001 da papa Giovanni Paolo II in Ucraina”.
La donna ha avuto il padre - prete di rito greco-cattolico - e la madre arrestati. Da piccola ha vissuto con i fratelli per mesi in un lager, insieme a molte altre persone, perché “c’era un progetto del regime di liquidare la Chiesa cattolica e anche molti sacerdoti e vescovi sono stati imprigionati o mandati in Siberia”.
“Nella mia famiglia c’erano molti sacerdoti e mio cugino e il fratello di mio nonno erano tra i 27 beatificati nel 2001 da papa Giovanni Paolo II in Ucraina”.
La donna ha avuto il padre - prete di rito greco-cattolico - e la madre arrestati. Da piccola ha vissuto con i fratelli per mesi in un lager, insieme a molte altre persone, perché “c’era un progetto del regime di liquidare la Chiesa cattolica e anche molti sacerdoti e vescovi sono stati imprigionati o mandati in Siberia”.
Krypyakevych ha fatto l’esperienza della “chiesa segreta, nascosta”, di cui è rimasta traccia nei libri di preghiere scritti in prigione dal padre e nei testi di catechesi, sempre celati, che stanno per essere consegnati ad un museo.
“Quando i miei genitori sono stati liberati – ha spiegato – siamo tornati in Ucraina ma non avevamo niente. Mio padre lavorava come violinista, e celebrava in segreto matrimoni e battesimi: lui è morto nel 1985 e non ha potuto vedere la resurrezione della Chiesa ma mia madre, che ha 92 anni, prega molto, scrive le sue memorie e ringrazia il Signore per le sofferenze ed esperienze passate”.
Anche Bohdan Kalynyak, che proviene da una famiglia cattolica di professori, ha raccontato che per la loro fede i suoi familiari non potevano lavorare e le condizioni di vita erano ai limiti della sopravivenza, ma “mio padre mi ha sempre ripetuto di non ascoltare quello che dicevano gli altri e di essere sempre sincera e critica”.
“Quando i miei genitori sono stati liberati – ha spiegato – siamo tornati in Ucraina ma non avevamo niente. Mio padre lavorava come violinista, e celebrava in segreto matrimoni e battesimi: lui è morto nel 1985 e non ha potuto vedere la resurrezione della Chiesa ma mia madre, che ha 92 anni, prega molto, scrive le sue memorie e ringrazia il Signore per le sofferenze ed esperienze passate”.
Anche Bohdan Kalynyak, che proviene da una famiglia cattolica di professori, ha raccontato che per la loro fede i suoi familiari non potevano lavorare e le condizioni di vita erano ai limiti della sopravivenza, ma “mio padre mi ha sempre ripetuto di non ascoltare quello che dicevano gli altri e di essere sempre sincera e critica”.
-Sir-
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