"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

giovedì 9 giugno 2011

In Congo una scuola materna dedicata al beato Giovanni Paolo II

Una scuola materna dedicata al Beato Giovanni Paolo II: è l’iniziativa del parroco di Mongana, villaggio della diocesi di Lisala nel cuore della Repubblica Democratica del Congo.

Il progetto è stato interamente finanziato dall’Opam, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo.

Intervistato da Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana, il presidente dell’Opam, mons. Aldo Martini, si sofferma sull’importanza di questa scuola per la comunità locale:

R. – Il parroco di questo villaggio ha voluto fare una scuola materna, in attesa che poi i ragazzi crescendo andassero a scuola e che si potesse fare una scuola elementare nel villaggio stesso. Ha fatto una piccola scuola di rami, di terra battuta e di frasche, che è in condizioni pietose. Quindi, per ricordare la beatificazione di Giovanni Paolo II si è rivolto all’Opam, proponendoci di costruire questa scuola in mattoni e con un tetto in lamiera. La particolarità è che le tre sezioni della scuola hanno ricevuto dei nomi che ricordassero le tappe della vita di Papa Giovanni Paolo II: Wadowice, il paese natale; Cracovia e il Vaticano. I bambini vengono chiamati dalla gente del posto in modo molto affettuoso “les petites cracoviennes”, i piccoli cracoviani. La gente è rimasta entusiasta e ha collaborato molto attivamente, offrendo manodopera e fornendo le pietre.
D. – Quanto è importante l’alfabetizzazione, la scuola per l’appunto, per le nuove generazioni di questa area, per la diocesi di Lisala?

R. – La scuola è fondamentale. Tutti i vescovi della regione, che è tutta in piena foresta equatoriale, hanno messo tra le loro priorità proprio l’alfabetizzazione e la scuola, essendo normalmente regioni prive di strutture scolastiche. Le scuole presenti risalgono all’epoca dei belgi, ma sono state in gran parte distrutte, perché la zona è rimasta molto colpita dalle due guerre del Congo: manca l’energia elettrica, manca l’acqua potabile. Quindi, hanno investito molto e stanno chiedendoci aiuto per sostenere l’alfabetizzazione, perché vedono nell’alfabetizzazione, e quindi nella cultura, l’unica possibilità di risorgere per questa popolazione.

D. – Può parlarci del legame tra Giovanni Paolo II e l’Opam?

R. – Il legame passa attraverso il suo fondatore, don Carlo Muratore, che è stato missionario in Venezuela per 15 anni. La nascita dell’Opam nasce proprio dalla constatazione che senza la cultura, senza la scuola, senza l’alfabetizzazione, una persona è una persona dimezzata, una persona che viene esposta ad ogni sorta di pericolo, di sfruttamento da parte degli altri, e che non conosce neanche i propri diritti. Giovanni Paolo II e don Carlo si erano incontrati nel ’92, durante un incontro del Centro cattolico internazionale che festeggiava i suoi 40 anni qui a Roma e, in quell’occasione, stringendo la mano a don Carlo, il Papa disse “l’alfabetizzazione, quale importantissimo compito”. Dopo di che, compiendo l’Opam i suoi 20 anni di fondazione, il Papa nello stesso anno mandò un telegramma di augurio e di incoraggiamento e soprattutto nel ’95 dedicò la lettera quaresimale al tema dell’alfabetizzazione.

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