«Iniziammo con
una sola famiglia, tre donne. Poi
piano piano ci siamo allargate: sono
arrivate le cugine, le cognate,
le zie. Oggi coinvolgiamo 250
donne di Ramallah e di una decina
di villaggi delle vicinanze».
Così, Helen animatrice del Centro
pastorale melchita di Ramallah
racconta gli esordi di una esperienza
che è diventata un’oasi di
speranza e di solidarietà in una
realtà segnata da anni di guerra e
sofferenza.
Ogni giorno il centro
pastorale è frequentato da decine
di donne, cristiane e musulmane.
A guidare la struttura due italiane
e una francese, che appartengono
all’Associazione fraterna internazionale
(Afi), organismo laicale
cattolico fondato nel 1937 dalla
belga Yvonne Poncelet, su ispirazione
di padre Vincent Lebbe,
missionario in Cina e pioniere del
dialogo interculturale e interreligioso.
Allo scoppio della prima
intifada (1987-1993) le missionarie
laiche dell’Afi — secondo la ricostruione
fornita dal sito internet
Terrasanta.net — già ben integrate
nella comunità palestinese, divennero
il punto di riferimento delle
donne. «Eravamo già inserite
nell’ambiente di Ramallah — ricorda
Helen — all’inizio lavoravamo
nella scuola parrocchiale e nei
campi profughi. Le donne hanno
imparato a conoscerci. Così con la
prima intifada vennero a chiederci
aiuto. Molte di loro avevano perso
i mariti, uccisi, feriti o fatti prigionieri.
Erano sole e avevano bisogno
di lavorare. Anche noi non
avevamo nessun aiuto finanziario,
vivevamo del piccolo salario locale.
Ma c’era un’immensa necessità
di intervenire, di fare qualcosa e
di farlo in fretta».
Ispirate da un progetto già avviato
a Beirut nei campi profughi
palestinesi, le tre hanno fatto lo
stesso a Ramallah: hanno aperto
un laboratorio di ricamo per far
lavorare le donne e renderle indipendenti.
Le donne ricamavano, e
loro le aiutavano per la vendita
dei prodotti.
Oggi, «lavorano da casa con i
materiali che consegnamo qui al
centro: tessuto, cotone, fili. Non
usano macchine, basta avere una
buona vista. Poi portano il prodotto
al centro e le sarte lo rifiniscono.
Il problema durante l’intifada
era trovare i tessuti, quello
nero, quello bianco. Facemmo i
salti mortali per trovare i materiali,
con l’esercito alla porta e i coprifuochi
continui». Così è cominciata
la storia: oggi il laboratorio
di ricamo vende in Terra santa in
collaborazione con diverse comunità
che accolgono i pellegrini, ma
anche in Europa grazie all’op era
di amici e benefattori.
L'Osservatore Romano
sabato 22 agosto 2015
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