"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

venerdì 18 settembre 2015

Accolta in Vaticano una famiglia di profughi siriani

Una famiglia di profughi siriani, composta da padre, madre e due figli, in fuga dalla guerra è stata accolta dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano. Ne ha dato notizia l’arcivescovo elemosiniere Konrad Krajewski, che ha spiegato come i profughi siano entrati in Italia proprio nella domenica in cui Papa Francesco, al termine della preghiera dell’Angelus, ha rivolto l’appello ad accogliere una famiglia in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario.

Si tratta di cristiani di rito greco-melchita cattolico, del Patriarcato di Antiochia provenienti da Damasco. Tutti i quattro componenti della famiglia sono stati ospitati in un appartamento del Vaticano, nelle vicinanze di San Pietro. Il presule ha detto anche che è stata subito avviata la procedura per la richiesta di protezione internazionale. Dato che in base alla legge, per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda d’asilo, i richiedenti protezione internazionale non possono lavorare, in questo periodo saranno assistiti e accompagnati dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna.

Una seconda famiglia di profughi troverà prossimamente ospitalità e accoglienza da parte dell’altra parrocchia vaticana, quella di San Pietro. L’arcivescovo ha poi sottolineato come in questo contesto di carità verso le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame, da molti anni i Pontefici, attraverso l’Elemosineria apostolica, hanno contribuito al pagamento delle tasse per il rilascio del primo permesso di soggiorno per i rifugiati per mezzo del Centro Astalli diretto dai gesuiti. Nel 2014 sono stati erogati circa cinquantamila euro. Oltre a questo, l’Elemosineria apostolica, ha ricordato monsignor Krajewski, sempre a nome del Papa, aiuta quotidianamente numerose persone e famiglie di profughi, oltre a provvedere alle prime necessità, anche sanitarie, per molti centri di accoglienza di Roma.
Il presule ha poi reso noto che, da alcuni giorni, un ambulatorio mobile donato anni fa al Papa e finora riservato agli eventi da lui presieduti, è stato messo a disposizione alcune volte alla settimana per assistere i profughi nei centri di accoglienza, anche non regolari, nelle periferie di Roma. I volontari, che se ne occupano, medici, infermieri e Guardie Svizzere, sono dipendenti dello Stato della Città del Vaticano, dell’università romana di Tor Vergata e membri dell’Associazione dell’Istituto di medicina solidale onlus.

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lunedì 14 settembre 2015

Giovani consacrati, in migliaia a Roma per l'incontro mondiale

4 mila e anche più: dai 5 continenti arriveranno il 15 settembre a Roma i giovani consacrati, per il loro “incontro mondiale”. 20 anni il più giovane, over 40 il più “attempato”.
Ragazzi e ragazze che hanno scelto di donare la loro vita a Dio, renderla “sacra,” nei diversi percorsi che la Chiesa offre: come religiosi e religiose nelle Congregazioni, laiciconsacrati in Istituti secolari, membri di Società di vita apostolica, vergini consacrate dal Vescovo ed inserite nel mondo, che fanno feconda la Chiesa.
E se oltre 700 sono i partecipanti italiani, ben 649 sono i Sudamericani, 1500 gli Europei, 553 gli Africani, quasi 800 gli Asiatici. Una ventina gli Australiani, 34 gli Statunitensi, 5 i canadesi, 4 i cubani, 18 verranno da Haiti. Dati in continuo aggiornamento.
Oltre 90 le nazionalità presenti: tra le altre da Iran, Siria, Iraq, Pakistan, Burundi, Kazakistan, Laos, Lesotho, Madagascar, Samoa, Sud Sudan.
Oltre 3 mila le donne. Mille gli uomini.
Per loro 4 giorni di incontri: al mattino in Aula Nervi su vocazione, vita fraterna e missione, nel pomeriggio in diverse parti di Roma momenti di dialogo e condivisione. La sera tre diversi itinerari: il cammino dell’annuncio a S. Andrea della Valle per la notte missionaria, il cammino dell’incontro nei luoghi della Carità promossa da Caritas, Comunità di S. Egidio e Talitha Kum per esperienze di servizio, il cammino della bellezza con percorsi guidati ai Musei Vaticani e Cappella Sistina.
Laura Galimberti
Altrodadire

sabato 5 settembre 2015

"Sono sempre più i battesimi dei piccoli rifugiati cristiani" in Italia: la fede che innesca l'integrazione

«Sono sempre più i battesimi dei piccoli rifugiati cristiani».  A raccontarlo ad Aiuto alla Chiesa che Soffre è Klodiana Cuka, presidente di Integra Onlus associazione che si occupa dell’assistenza e l’inserimento degli immigrati in più regioni d’Italia.
Negli ultimi mesi l’associazione ha accolto diverse famiglie di rifugiati cristiani nel Salento e tanti dei loro bambini sono stati battezzati nel nostro paese. «Nel comune di Neviano tutti nostri operatori hanno fatto da padrini e madrine ai bimbi, molti dei quali portano il anche il loro nome. Il più piccolo è nato su un barcone appena una settimana fa». E la famiglia si allargherà ben presto perché una donna cristiana nigeriana metterà al mondo due gemellini proprio in questi giorni.
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha più volte denunciato l’aumento dei cristiani - in fuga soprattutto dalla persecuzione religiosa - tra gli immigrati che giungono in Europa. Klodiana Cuka, conferma questa tendenza tra le persone prese in cura da Integra. «Prima i cristiani erano molto pochi, mentre ora abbiamo diversi nuclei familiari. Tanti sono fuggiti perché perseguitati in ragione della loro fede». Tra questi alcune famiglie cristiane provenienti da Camerun e Nigeria che raccontano di aver abbandonato il proprio paese per paura di Boko Haram. «Mi hanno riferito di aver visto i fondamentalisti dar fuoco alle chiese. Così sono scappati prima di rimanere vittime della violenza».
Una volta giunti in Italia, i cristiani cercano immediatamente un contatto con la Chiesa locale. La maggior parte di loro partecipa alle attività parrocchiali ed i bambini frequentano il catechismo. Ciò facilita indiscutibilmente il processo di integrazione. «Anche i tanti piccoli battezzati qui sono importanti in tal senso: la vita che nasce è la scintilla più efficace per innescare l’integrazione».
Anche l’inserimento lavorativo è fondamentale, specie per i più giovani. «Insistiamo molto su questo punto che rappresenta la nostra principale sfida. I tempi di attesa per l’esame della richiesta di asilo variano da 10 a 18 mesi. Alcuni dei ragazzi che abbiamo accolto sono arrivati qui nell’agosto 2014 e saranno ricevuti dalle Commissioni territoriali soltanto nel febbraio 2016. In questo lasso di tempo è essenziale che trovino un’occupazione». Le lunghe attese aumentano infatti il rischio che i profughi siano reclutati da organizzazioni criminali o da gruppi jihadisti. «Negli ultimi anni la situazione è molto cambiata ed ora noi operatori dobbiamo essere attenti anche al fenomeno del terrorismo – nota Klodiana Cuka – Qui in Salento è più semplice vigilare perché vi sono meno profughi, ma a Milano abbiamo segnalato più volte incontri sospetti in moschea».
Non mancano tuttavia ottimi esempi di ottimi rapporti interreligiosi tra i profughi. «Come quando quest’estate abbiamo festeggiato tutti insieme la fine del Ramadan. Un’esperienza che ripeteremo il prossimo Natale».
Comunicato stampa ACS-Italia

venerdì 4 settembre 2015

Crescere per attrazione: l'esperienza delle "cellule parrocchiali di evangelizzazione"

Dalla Corea, con il pastore Paul Yonggi Cho, è nata una formula, un metodo di evangelizzazione che si chiama "le cellule in casa". Un prete americano, padre Michael Eivers, lo ha, in certo qual modo, “cattolicizzato” e lo ha importato con successo nella sua parrocchia, in Florida, assegnando un posto speciale all’adorazione perpetua 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel 1987 Don Pigi, il parroco di Sant’Eustorgio a Milano, è andato a visitare quella parrocchia dietro consiglio di un amico e ne è tornato entusiasta e radicalmente convertito. A seguito di questa visita, ha chiamato una quarantina di fedeli per condividere l’impegno di fare della sua parrocchia una comunità animata da una fede ardente e dedicata all’evangelizzazione. L’esperienza si è diffusa rapidamente, come per contagio, prima nella parrocchia di Sant’Eustorgio a Milano, poi progressivamente in numerose altre parrocchie, in Italia e all’estero. Don Pigi ha organizzato oltre venti seminari di formazione che hanno avuto effetti in tutto il mondo. Il Pontificio Consiglio per i laici si è accorto che tale metodo rendeva fertile le parrocchie in tutti e cinque i continenti per cui ha proposto a don Pigi di creare un organismo internazionale perché la Chiesa continuasse a vivere questa grazia.
A che cosa si può attribuire la diffusione del Sistema delle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione (SCPE) nel mondo?
La presenza sui cinque continenti è accertata. Sono bastati solo venti anni alle cellule per svilupparsi nel mondo. Ciò può essere attribuito, soprattutto, al bisogno di avere un metodo per tradurre nei fatti quel desiderio di evangelizzazione che Giovanni Paolo II ha ridato alla Chiesa. Partendo dall’«Evangelii nuntiandi» di Paolo VI, la Chiesa è stata percorsa da tutta una corrente di evangelizzazione. Così le cellule diventano una possibilità di trasformare la pastorale ordinaria in una pastorale missionaria per quei parroci che non hanno un movimento nuovo per sostenerli; ciò che attira nel metodo delle cellule è proprio questo: la possibilità di continuare la pastorale ordinaria facendone anche una pastorale missionaria.

martedì 1 settembre 2015

Conversione e pentimento del cuore, le chiavi per un vero Giubileo della Misericordia

"Desiderio profondo di vera conversione" e pentimento del cuore saranno le chiavi per beneficiare dell'abbondante Misericordia di Dio durante il Giubileo indetto da Papa Francesco, che avrà inizio il prossimo 8 dicembre.

In una lettera inviata stamattina a Mons. Rino Fisichella, Presidente del Dicastero che ne sta curando l'organizzazione, il Papa ha reso noto alcune decisioni che permetteranno a tutti i credenti di vivere "un vero momento di incontro con la misericordia di Dio".

TUTTI I FEDELI
Ciascun fedele potrà ottenere l'indulgenza compiendo un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa (sia nelle Basiliche Papali a Roma che nei Santuari o nelle chiese Giubilari), confessandosi, partecipando all'Eucaristia, riflettendo sulla misericordia e pregando il Credo e per le intenzioni del Sommo Pontefice, fatto salvo il "desiderio profondo di vera conversione".

AMMALATI E PERSONE SOLE
Il loro momento di prova sarà un modo per ottenere l'indulgenza giubilare, vivendolo con "fede e gioiosa speranza", ricevendo la Comunione e partecipando alla Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i mezzi di comunicazione.

CARCERATI
Il loro passaggio della Porta Santa sarà identificato con quello della porta della loro cella, e potranno ottenere l'indulgenza "rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre": infatti, "la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà".

OPERE DI MISERICORDIA
Tutti coloro che compiranno opere di misericordia corporale e spirituale (vedi n. 2447 del Catechismo della Chiesa Cattolica) in prima persona, otterranno certamente l'indulgenza giubilare.

DEFUNTI
Ugualmente sarà possibile ottenere l'indulgenza per i propri defunti, attraverso il ricordo nella preghiera.

PECCATO DI ABORTO
Tutti i sacerdoti potranno assolvere dal peccato di aborto coloro che lo hanno procurato e "pentiti di cuore ne chiedono il perdono", indicando al tempo stesso "un percorso di conversione autentica" rispetto a questo "dramma esistenziale e morale".

FRATERNITÀ SAN PIO X
Quanti si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l'assoluzione dei loro peccati.

Insomma, una vera e completa immersione nella vicinanza e nella tenerezza di Dio, "perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace".

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