"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

lunedì 7 gennaio 2013

Benedetto XVI: l'apertura al trascendente permette di agire secondo giustizia e pace

"Senza un'apertura al trascendente, l'uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace". Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, ricevendo in Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per i consueti auguri di inizio anno. I "proficui rapporti" che la Chiesa cattolica intrattiene con le Autorità civili di tutto il mondo, sono la dimostrazione del suo interesse per "il bene integrale, spirituale e materiale di ogni uomo" e del suo impegno per la promozione della "dignità della persona umana e i fondamenti della pace".

Nell'ottica cristiana, ha spiegato il Papa, "la pace non sorge da un mero sforzo umano, bensì partecipa dell'amore stesso di Dio", e un suo "oblio" è ciò che genera "la violenza", che si manifesta ad esempio anche nel "pernicioso fanatismo di matrice religiosa", che altro non è che una "falsificazione della religione stessa".

Agli Stati e ai Governi "incombe la grave responsabilità" di risolvere i conflitti, "a cominciare" dal Medio Oriente, passando per la Siria - dove si registra una "grave situazione umanitaria" -, la Terra Santa - auspicando "una pacifica convivenza" tra Israeliani e Palestinesi -, l'Iraq, il Libano, il Nord Africa e l'Egitto, l'Africa sub-sahariana, il Corno d'Africa e l'Est della Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, il Mali - "segnato da una profonda crisi istituzionale e sociale" -, e la Repubblica Centrafricana - per risparmiare "alla popolazione di rivivere gli orrori della guerra civile"...


La costruzione della pace passa innanzitutto "per la tutela dell'uomo e dei suoi diritti fondamentali", come il "rispetto delle vita umana in ogni sua fase" e il rifiuto dell'eutanasia e dell'aborto. Per essere autentica, la difesa dei diritti deve "considerare l'uomo nella sua integralità personale e comunitaria" e non in una prospettiva "autoreferenziale, non più aperta all'incontro con Dio e con gli altri".

Altra via privilegiata per la pace è senza dubbio "l'educazione", principalmente a "resistere alle tentazioni degli interessi particolari e a breve termine, per orientarsi piuttosto in direzione del bene comune". Avendo inoltre bene a mente l'urgenza di formare i leaders di domani, che dovranno essere "lungimiranti e qualificati". Non a caso, lasciano sgomenti "le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri". Soprattutto nell'attuale stato della cristi economica, si tratta "di non rassegnarsi allo 'spread del benessere sociale, mentre si combatte quello della finanza".

Educazione significa anche aiutare i Paesi in via di sviluppo "a vincere la povertà e le malattie", oltre a realizzare "sistemi di diritto equi e rispettosi della dignità umana". La giustizia "si realizza soltanto se ci sono persone giuste!", che combattono "la corruzione, la criminalità, la produzione e il traffico della droga...".

Benedetto XVI ha infine ricordato che "al cuore dell'azione diplomatica della Santa Sede" c'è la carità, in nome della quale essa mostra a tutti la sua vicinanza.

Giovanni Tridente

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