"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

giovedì 31 gennaio 2013

Benedetto XVI: Bene, perdono e amore di Dio, l'unica potenza che vincerà!

Quando affermiamo "Io credo in Dio Padre onnipotente", stiamo in effetti esprimendo "la nostra fede nella potenza dell'amore di Dio", che attraverso la morte in croce del suo Figlio Gesù, ha sconfitto "l'odio, il male, il peccato e ci apre alla vita eterna". Si tratta, perciò, di "un atto di fede, di conversione, di trasformazione del nostro pensiero, di tutto il nostro affetto, di tutto il nostro modo di vivere". Infatti, "il vero modo di essere potenza" di Dio è totalmente diverso da quello che professa il mondo e da ciò che siamo soliti pensare "secondo i nostri schemi mentali e i nostri desideri". 

Così si è espresso Benedetto XVI nell'Udienza Generale di questa settimana, commentando il significato della espressione iniziale del Credo, e continuando il ciclo di catechesi dedicato all'Anno della fede.

L'Onnipotenza di Dio si esprime pertanto "nell'amore, nella misericordia, nel perdono, nell'accettare la nostra libertà e nell'instancabile appello alla conversione del cuore". Un atteggiamento che può apparire "debole" ("fatto di pazienza, di mitezza e di amore"), ma che in definitiva dimostra come "solo chi è davvero potente può sopportare il male e mostrarsi compassionevole; solo chi è davvero potente può esercitare pienamente la forza dell'amore".

"La vera, autentica e perfetta potenza divina" consiste dunque nel "rispondere al male non con il male ma con il bene, agli insulti con il perdono, all'odio omicida con l'amore che fa vivere". Ed è questa l'unica potenza che "vincerà!".

Questa amorevolezza di estrema potenza configura anche un altro aspetto di Dio, quello cioè della sua paternità. Infatti, "come Padre, Dio accompagna con amore la nostra esistenza, donandoci la sua Parola, il suo insegnamento, la sua grazia, il suo Spirito". Ed è "così buono" che "non abbandona mai i suoi figli", "sorregge, aiuta, accoglie, perdona, salva", e tutto ciò "con una fedeltà che sorpassa immensamente quella degli uomini, per aprirsi a dimensioni di eternità".

E sono proprio le nostre manchevolezze, "la nostra debole natura umana, la nostra fragilità" a fare "appello alla misericordia del Signore perché manifesti la sua grandezza e tenerezza di Padre aiutandoci, perdonandoci e salvandoci". E Dio ovviamente risponde a questo nostro appello, "inviando il suo Figlio, che muore e risorge per noi", culmine e manifestazione del sua onnipotenza.

Giovanni Tridente

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