"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

lunedì 17 dicembre 2012

Benedetto XVI riceve gli atleti olimpici e detta un grande inno allo sport e alla vita

"L'atleta che vive integralmente la propria esperienza si fa attento al progetto di Dio sulla sua vita, impara ad ascoltarne la voce", "a riconoscerlo nel volto del compagno" e soprattutto dell'avversario. Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza una delegazione di atleti olimpici e ha condiviso con loro un grande inno allo sport e alla vita.

Agonismo, abilità tecniche, qualità umane, doti, capacità, impegno, rigore, preparazione, costanza nell'allenamento, consapevolezza dei limiti, dura disciplina, lealtà nella competizione, rispetto del proprio corpo, senso di solidarietà, altruismo, gioia, soddisfazione, festa... sono tutti ingredienti di un sano agonismo, che il Papa ha elencato come "cammino di autentica maturazione umana", fatto di rinunce, tenacia, pazienza, ma e sopratutto umiltà, che è il vero "segreto della vittoria".

Uno sport di questo tipo ha "senso pieno" ed è "sempre al servizio della persona", perché la educa al rispetto delle regole e la avvicina "a comprendere il valore profondo della sua vita".


Agli atleti spetta dunque il compito di essere "campioni-testimoni, con una missione da compiere", cioè quella di essere "validi modelli da imitare". 
Mentre allenatori e operatori sportivi sono chiamati a testimoniare la "buona umanità", cooperando con le famiglie e le istituzioni formative all'educazione dei giovani ad "una pratica sportiva che sia sempre leale e limpida", che rifugga "scorciatoie" e "vicoli ciechi" per la vittoria a tutti i costi, come può essere il ricorso al doping.

Benedetto XVI ha poi ricordato "la luminosa figura del beato Pier Giorgio Frassati", un giovane animato dalla "passione per lo sport" e dalla "passione per Dio", dimostrando che "essere cristiani significa amare la vita, amare la natura, ma soprattutto amare il prossimo, in particolare le persone in difficoltà".

Vi auguro di "migliorarvi giorno dopo giorno, riuscendo ad amare sempre un po' di più", ha concluso il Papa nel suo saluto.

Giovanni Tridente

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