"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

lunedì 3 dicembre 2012

Benedetto XVI: dalla nuova evangelizzazione un rinnovato impegno culturale per detronizzare gli idoli moderni

Dalla nuova evangelizzazione "possono derivare un nuovo umanesimo e un rinnovato impegno culturale e progettuale" nell'ambito del sociale, per "detronizzare gli idoli moderni" dell'individualismo, del consumismo materialista e della tecnocrazia. La chiave di volta è data dall'"amore solidale" e da una "cultura della fraternità e della gratuità", che sono anche "il segreto di ogni vita sociale pienamente umana e pacifica".

Lo ha detto Benedetto XVI questa mattina, ricevendo in Udienza i partecipanti alla XXVII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con i quali ha riflettuto sul tema della dottrina sociale della Chiesa, che è "parte integrante" della sua missione evangelizzatrice.

Oggigiorno, la persona è "svalutata" da un "individualismo utilitarista" e da un "economicismo tecnocratico" e rimane isolata - nonostante sia immersa "in una rete infinita di relazioni e di comunicazioni" -, perché fondamentalmente è "indifferente rispetto al rapporto costitutivo del suo essere" e cioè con Dio. 


L'uomo è sovrastato da "un ingranaggio produttivo e finanziario" che lo rende semplice "capitale umano" e "risorsa", ed è schiacciato nella sua dignità da "nuove ideologie" (edonismo, egoismo dei diritti sessuali e riproduttivi, capitalismo finanziario senza regole), che finiscono per "minare i fondamenti naturali della società", in particolar modo la famiglia.

D'altro canto, la Chiesa insegna da sempre che l'essere umano "gode di un reale primato che lo pone come responsabile di se stesso e del creato", e al tempo stesso che il lavoro rappresenta "un bene fondamentale per l'uomo", e che quindi a tutti va garantita in maniera prioritaria l'accessibilità allo stesso.

Come già nella Pacem in terris di Giovanni XXIII - di cui tra pochi mesi ricorrono i 50 anni - e nella Caritas in veritate di Benedetto XVI, la Chiesa pertanto continua ad offrire quei "principi di riflessione, criteri di giudizio e orientamenti pratici", affinché "attorno al bene comune" sia sempre garantita "l'intelaiatura antropologica ed etica". 

Magari attraverso un "ordinamento internazionale", una "comunità mondiale" che - come auspicava Giovanni XXIII - si ponga come "forza morale", accompagnata da una "autorità partecipata, limitata per competenza e dal diritto" e mossa "dall'amore per il bene comune" di tutta l'umanità.

Giovanni Tridente

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