Proprio l'esperienza della cooperazione in ambito rurale può essere, secondo il Papa, un modo concreto per rispondere ad "esigenze immediate e materiali" come la malnutrizione in tante aree del pianeta, ma anche la modalità per ribaltare quelle logiche legate al profitto, alla difesa dei mercati, all'uso non alimentare dei prodotti agricoli, che ne sono appunto la causa principale. Insomma, una loro presenza porrebbe fine "alle tendenze speculative" che oggi si abbattono purtroppo anche sui beni di prima necessità.
Bisogna superare il "graduale disimpegno" e l'"eccessiva competitività" che per anni hanno umiliato le "attese di persone e di popoli", mancando di investire sullo sviluppo dell'agricoltura e sulla crescita delle comunità rurali come risposta alla fame. Le esperienze di cooperazione realizzate in tanti Paesi, invece, hanno dimostrato che quando agricoltori e popolazioni rurali si associano, è più facile per loro prendere parte ai "momenti decisionali" ma anche raggiungere "quello sviluppo integrale di cui la persona è fondamento e fine".
Motivo per cui la Chiesa "ha sempre sostenuto il modello delle cooperative", anche perché realizzano nel concreto una "vera sussidiarietà" che tutela la persona nelle sue aspirazioni e tiene in giusta considerazione la promozione del bene comune. Rappresentano, insomma, un "nuovo tipo di economia" capace di favorire "forme di condivisione e di gratuità" che sono il frutto della solidarietà e della fraternità.
Benedetto XVI ha concluso il Messaggio rivolgendo un pensiero speciale al "ruolo insostituibile" della donna, in particolare nella direzione delle attività delle cooperative, ma anche nel mantenimento dei legami familiari e nella custodia di "quei preziosi elementi di conoscenza e tecnica propri del mondo rurale".
Il Papa auspica poi che anche i giovani, guardino con fiducia al loro futuro, senza escludere la possibilità di mantenere "i legami con il lavoro dei campi, il mondo rurale e i suoi valori tradizionali".
Giovanni Tridente
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