"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

sabato 28 luglio 2012

... tra i monti francesi... esperienze di "giovane Chiesa"


Negli anni passati di questi tempi i vaticanisti erano tutti in ferie. Dopo una decina di giorni passati sulle Alpi insieme al Papa, cercando di seguirne le passeggiate, si tornava a Roma pronti per le vacanze di agosto. Al massimo una piccola rentrée lavorativa si faceva per la Solennità dell’ Assunta con la messa del Papa nella Parrocchia di Castelgandolfo. Dal 2010 Benedetto XVI ha rinunciato al soggiorno in montagna per rimanere nella residenza estiva. Nel 2011 ad animare l’estate dei vaticanisti c’è stata la GMG di Madrid con due milioni e più di giovani che, nonostante la pioggia e il vento, sono rimasti una notte intera in adorazione dell’Eucaristia. Ma evidentemente la crisi ha fatto rinunciare alle ferie anche alcuni vaticanisti e trasformato i direttori dei quotidiani in gossippari da spiaggia. 


E allora ecco che anche la vicenda, tristissima e squallida, di un aiutante di camera che, da solo o con altri ancora non è chiaro, ha rubato delle carte per darle ad un giornalista in cerca di facile successo, diventa un fatto importante. Eppure, l’ho pensato subito, per la Chiesa cattolica importante non è. Che Paolo Gabriele abbia tradito più o meno in buona fede, il Papa e il suo entourage, è un vicenda grave per le persone coinvolte, si capisce. Ma in fondo è un problema di ordine e disciplina in un ufficio. Ma la Chiesa cattolica non si esaurisce in un ufficio.

Tra i monti francesi alle spalle della caotica e mondana Costa Azzurra in Francia ad esempio ho incontrato in questi giorni estivi una Chiesa piccola nei numeri ma forte nella voglia di essere lievito. Dai monasteri certosini che rinascono sulle rovine di antichi complessi monastici, grazie alla dedizione di nuovi ordini o congregazioni come quella delle Monache di Betlemme, dell’ Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno a La Verne come a Le Thorounet. Entrando nelle vecchie mure c’è la nuova forza dell’adorazione al Santissimo che aspetta ogni visitatore. Lì c’è la Chiesa viva, vivificata. E ci sono le chiesette nei paesi dispersi sui monti dove la porta è sempre aperta e la gente fa i turni per pregare davanti al Sacramento. E poi le parrocchie delle cittadine, dove trovi bacheche all’ingresso per segnare la presenza all’Adorazione per coprire i mesi estivi. E proprio a fianco, come nella chiesa del Santo Salvatore a Brignoles, magari c’è una cappella dedicata al Beato Giovanni Paolo II.

Sono squarci di vita della Chiesa che non sa nemmeno che cosa succede nei corridoi del Vaticano. E nemmeno lo vuole sapere. Chi si appassiona a certi temi in genere lo fa per dire che la Chiesa è un vecchio retaggio medievale morto e sepolto da scandali e intrighi. O peggio in centro di affari moderno coinvolto in chi sa che cosa. Ma la Chiesa è altro. Certo, ci sono i peccati e le colpe degli uomini che però non ne intaccano la santità. Difficile comprenderlo se si cercano solo i titoli a quattro colonne. Difficile anche per chi, proclamandosi figlio della Chiesa, pensa di “salvarla” con operazioni discutibili. In questi giorni si sono rincorse voci e smentite di chiacchiare di paese. Segretari, ex segretari, governanti, lobbies, cardinali, amici e nemici. Come se la stampa fosse in mano alle comari che tagliano e cuciono. In certi casi smontare le chiacchiare è stato doveroso certo, ma anche così si rischia di dare importanza a quello che non ce l’ha. Le notizie certe sono poche per ora. La giustizia sta facendo il suo corso in Vaticano, anche il Papa ha chiesto che sia così e sia solerte, una Commissione ha portato i suoi risultati proprio al Papa e che ha mantenuto uno strettissimo e giusto riserbo sul suo lavoro.

Tra poco conosceremo i risultati delle indagini, sapremo se veramente Paolo Gabriele ha capito di aver sbagliato, sapremo se la sua “lettera di richiesta di perdono al Papa” fatta pubblicare da un giornale dopo la prima conferenza stampa degli avvocati difensori, è una esigenza del cuore o della difesa, sapremo che cosa farà il Papa, sapremo chi la pensa come Paolo Gabriele e crede che la Chiesa si “vivifica” manipolando e lasciandosi manipolare dai media. Preferisco pensare che quella catena di adorazione al Santissimo che ho conosciuto tra i monti alle spalle della Costa Azzurra, così come in milioni di altre chiese e monasteri, sia la strada maestra se vogliamo che il Figlio dell’Uomo trovi la fede quando tornerà sulla terra. Agli altri lascio volentieri le chiacchiere da paese che davvero non devono scuotere la fede dei semplici.


Angela Ambrogetti (Korazym)

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