"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

lunedì 31 gennaio 2011

529 lebbrosari in tutto il mondo gestiti dalla Chiesa

La Chiesa missionaria ha una lunga tradizione di assistenza verso i malati di lebbra, spesso abbandonati anche dai loro stessi familiari, ed ha sempre fornito loro, oltre alle cure mediche e all'assistenza spirituale, anche possibilità concrete di recupero e reinserimento nella società.
 
In molti paesi è ancora grave la discriminazione verso questi malati, per la presunta incurabilità del male e per le tremende mutilazioni che provoca.

La Chiesa gestisce nel mondo 529 lebbrosari. 


Secondo la ripartizione per continente: in Africa 184, in America 45 (totale), in Asia 285, in Europa 12 e in Oceania 3. 

Le nazioni che ospitano il maggior numero di lebbrosari sono: in Africa: Repubblica Democratica del Congo (35), Madagascar (26), Sudafrica (23); in America del Nord: Stati Uniti (1); in America centrale: Messico (4); in America centrale-Antille: Haiti (2); in America del Sud: Brasile (15), Ecuador (8), Perù (5); in Asia: India (215), Corea (16), Pakistan (13); in Europa: Austria (9); in Oceania: Papua Nuova Guinea (3). 

venerdì 28 gennaio 2011

Oltre 600 adesioni alla cena di solidarietà nel nome di P. Matteo Ricci

Le aspettative si erano presto rivelate ottimistiche, ma la realtà ha superato  di gran lunga ogni pronostico. Sono arrivate infatti ben oltre 600 le adesioni per la Cena di Solidarietà, in programma per sabato 29 gennaio presso il ristorante Anton di Recanati, al fine di continuare la missione di Padre Matteo Ricci e sostenere la nuova Associazione Centro Studi Li Madou, costituita di recente quale frutto delle Celebrazioni per il IV Centenario della morte di  P. Matteo Ricci.

Realizzata con il sostegno della Camera di Commercio di Macerata, l'iniziativa si avvale della fattiva collaborazione, oltre che del Ristorante Anton, del Comitato Festeggiamenti Piediripa, dell’Associazione Provinciale Cuochi Macerata e dell’IPSSART «G. Varnelli» di Cingoli. «L'Associazione Centro Studi Li Madou, che ha sede a Macerata presso Palazzo Sarnari, rappresenta un “dono” per i cinesi che studiano in Europa - ha affermato S. E. mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli – Treia durante la Conferenza stampa di presentazione - e, anche alla luce di questa iniziativa fondata sulla generosa disponibilità di molti, come Chiesa diocesana continueremo a tenere viva la memoria di P. Matteo Ricci per arricchire il patrimonio culturale della nostra città».

Attraverso il pieno consenso di tutte le associazioni di categoria e la convinta partecipazione di enti e ditte che, nonostante la crisi, hanno contribuito a reperire il materiale e gli ingredienti necessari, è stata così messa in atto una vera e propria “gara” di solidarietà nel nome di Li Madou: il menù pensato per l'occasione, difatti intende integrare la tradizione culinaria cinese con quella italiana, perché anche la tavola sia segno di quell'unione e amicizia su cui il concittadino P. Matteo Ricci fondò la sua opera di evangelizzazione.

La cena, curata nei minimi dettagli sotto il profilo organizzativo vedrà inoltre la presenza di S. E. Larry Yu-yuan Wang, Ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan), e di S. E. Thomas Hong Soon Han, Ambasciatore della Repubblica di Corea del Sud, presso la Santa Sede.

Un grande gesuita e uomo di scienza, la cui missione «non è ancora compiuta», secondo quanto ribadito da don Giuseppe Jing, Presidente dell’Associazione Centro Studi Li Madou, profondamente certo che «l'esempio di dialogo ereditato dal missionario debba essere rinnovato, per generare un confronto costruttivo e fecondo: noi siamo qua per continuare la via tracciata da lui 400 anni fa, verso un futuro luminoso e colmo di speranza».

giovedì 27 gennaio 2011

Gloriosa Trinità, un movimento per il risanamento delle famiglie e dei giovani

Nel 2000 Gesù ispira a don Andrea Swiecinski la volontà di realizzare un progetto per il risanamento delle famiglie e dei giovani di oggi. Per questo si è consacrato a Dio, in forma privata, insieme a dodici laici, alla presenza di p. Flaviano Tabbia (+Marzo 2001), da tempo loro padre spirituale.

Tre anni dopo, questo progetto ha avuto la sua realizzazione concreta nella fondazione del Movimento Gloriosa Trinità.  Esso si rivolge a tutti coloro che desiderano approfondire, scoprire o riscoprire la propria fede. È un cammino dedicato alla Santa Trinità, modello della perfetta famiglia alla quale i membri desiderano ispirarsi.

La famiglia, icona della Trinità, è il luogo in cui nasce e si alimenta la santità. Si rivolge ai sacerdoti ed alle suore, alle famiglie, alle persone divorziate e risposate, ai separati ed ai giovani, single o che si stanno preparando al matrimonio cristiano cattolico, alla vita familiare, alla vita consacrata.
E’ un mezzo attraverso cui la famiglia e i giovani possono scoprire la propria vocazione, la propria identità di figli di Dio, percorrendo la via della santità nella vita quotidiana e nel proprio ambiente.

Una particolare cura si rivolge a chi sta vivendo un momento di difficoltà, sentendosi smarrito, rifiutato o addirittura fallito. Gloriosa Trinità, infatti, desidera costruire una “Comunità senza mura” dove le persone, pur continuando a rimanere nella propria realtà di vita specifica, vivono in una profonda comunione dei cuori, condividendo lo stesso cammino.
 
Questo Cammino offre le proprie risorse umane e spirituali alle Parrocchie che lo desiderano, a sostegno della pastorale giovanile e familiare.

Per ulteriori informazioni: http://www.gloriosatrinita.org

mercoledì 26 gennaio 2011

La Madonna di Pompei in visita alla Diocesi di Albano Laziale

Inizia oggi pomeriggio a Nettuno, nella parrocchia dei “Santi Giovanni Battista ed Evangelista” della diocesi di Albano Laziale, la visita dell’immagine della Madonna di Pompei durante la Missione mariana guidata dall’equipe del Pontificio santuario di Pompei. 
Gli appuntamenti comunitari saranno dedicati alla liturgia e a momenti di catechesi, di riflessione e di dialogo. 

Vari gli incontri programmati: con il mondo della scuola, delle associazione dei movimenti ecclesiali, del volontariato, con i giovani, con i fidanzati ed i novelli sposi. In modo particolare, sarà data una speciale attenzione alle famiglie interessate dall’arrivo di un nuovo nato e vicinanza a coloro che stanno vivendo la realtà del dolore e a quanti sono nella solitudine. 

La Missione mariana del Rosario si propone, inoltre, di avvicinare tutte le categorie di persone ed associazioni presenti nella comunità, indicando ad esse una strada privilegiata per la salvezza: la strada della contemplazione dei misteri di Cristo, attraverso lo sguardo di Maria. 

La Missione a Nettuno si concluderà domenica 30 gennaio, con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro.












martedì 25 gennaio 2011

Oggi parliamo dei "Cavalieri della Luce"

I cavalieri della Luce: sono persone ( appartenenti anche ad altri movimenti, associazioni e realtà ecclesiali) che decidono di “lasciarsi arruolare nell’ esercito di Gesù” per portare la rivoluzione del Vangelo nel mondo e prendono l’impegno di: “essere degli innamorati della Verità, nutrirsi della Sua Parola, proclamarla vivendola con grande radicalità, alla lettera, senza alcun compromesso o interpretazione di comodo; andare nelle strade nelle piazze sui tetti annunziare con forza la Buona Notizia; immergersi negli ‘inferi’ del mondo per colorarli di Cielo”. 

Il Cavaliere della Luce desidera rivestirsi dell’armatura di Dio che san Paolo descrive:
Prendete perciò l’armatura di Dio, perchè possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza. (Ef 6, 13-18)

La missione dei Cavalieri della Luce è portare l’Amore in un mondo che sta morendo per mancanza d’Amore.

Un Cavaliere desidera essere generoso e valoroso, lottare per il bene fino all’eroismo. Sembra molto impegnativo, ma è il Signore stesso a dare la Sua forza a chi lo segue con tutto il cuore!

I Cavalieri della Luce sono un progetto della Comunità Nuovi Orizzonti

lunedì 24 gennaio 2011

In Sud Sudan un ospedale missionario per i poveri di Wau

Per ora ci sono solo il dispensario e il pronto soccorso, ma il mese prossimo arriveranno i reparti specialistici e saranno possibili i ricoveri. 

Wau, una città del Sud Sudan che non può dimenticare guerra e povertà, ha da alcuni giorni un nuovo ospedale. La struttura, intitolata a San Daniele Comboni, è il frutto di mesi di lavoro missionario. 

“Finora a Wau c’era solo un ospedale pubblico con grandi problemi sia in termini di personale che di risorse finanziarie”, dice all'agenzia Misna suor Maria Martinelli, una comboniana che lavora nella nuova struttura. Confiscato dall’esercito sudanese nel 1958, l’edificio è tornato alla Chiesa cattolica solo due anni fa. 

La guerra civile è finita ma i 19 medici e infermieri del San Daniele Comboni dovranno far fronte a nuove emergenze. “Nei campi attorno alla città vivono in condizioni precarie migliaia di persone tornate dal nord per il referendum”, sottolinea suor Maria. 

La settimana scorsa, molti di questi migranti hanno votato per la separazione del Sud Sudan da Khartoum. Il San Daniele Comboni è anche per loro.

venerdì 21 gennaio 2011

Le suore di St. Paul De Chartres festeggiano i 50 anni di missione in Taiwan

Le suore di St. Paul De Chartres, SPC, hanno celebrato 50 anni di missione nell'isola di Taiwan rinnovando l'impegno e lo spirito missionario. Per l'occasione 4 consorelle di origine taiwanese e due direttrici dell'Ospedale di S. Paolo sono state premiate dalle autorità locali per il generoso contributo offerto alla società taiwanese, soprattutto nel campo dell'assistenza sociale e dei servizi sanitari.

Per celebrare questa significativa ricorrenza, l'Ospedale S. Paolo ha organizzato una mostra missionaria che illustra i servizi ospedalieri e che ricorda anche il progresso nel campo della medicina a Taiwan. 

Le suore, si ricorda, in 50 anni hanno intensificando il servizio di amore cristiano con visite e assistenza medica gratuita e hanno condiviso in tutto la vita, le sofferenze, le gioie della popolazione locale.
 
Il cammino missionario compiuto in mezzo secolo ha avuto con l'arrivo delle prime religiose da Hong Kong nel 1960, su invito di mons. Secondino Petronio Lacchio, O.F.M. 
Da allora fino ad oggi, 47 consorelle sono giunte a Taiwan da Hong Kong, Vietnam, Corea del Sud ed Europa, impegnandosi nel servizio ai poveri e annunciando il Vangelo. 

Oggi operano nell'Ospedale, nel Centro di Assistenza per donne e bambine indigene, gestito della Delegazione della Santa Sede presso Tai Pei, in un Collegio femminile.

giovedì 20 gennaio 2011

Nasce Caritas Korea International, la prima agenzia umanitaria della Chiesa locale

La Chiesa sud-coreana ha la sua prima agenzia umanitaria internazionale. Si tratta della Caritas Korea International, ramo internazionale della Caritas Korea, ed è stata lanciata il 18 gennaio. 

Obiettivo della nuova agenzia - ha detto alla conferenza stampa il presidente della Caritas Corea, mons. Francis Xavier Ahn Myoungok - è di promuovere un maggiore contributo della Chiesa sud-coreana agli aiuti ai poveri nel mondo. Esso è limitato attualmente alle donazioni raccolte nella Domenica della Caritas, celebrata ogni anno nel Paese alla fine di gennaio. 

“Abbiamo bisogno di più soldi”, ha detto mons. Ahn, assicurando che Caritas Korea International lavorerà “con assoluta trasparenza e alla luce del sole per evitare equivoci nella gestione finanziaria dei fondi ed essere riconosciuta dai governi stranieri”. 

Un’attenzione privilegiata sarà rivolta agli aiuti ai poveri nella Corea del del Nord, la cui gestione è stata affidata al missionario di Maryknoll padre Gerard Hammond. Il religioso americano ha già visitato diverse volte la Corea del Nord per portare medicine e aiuti contro la tubercolosi.

mercoledì 19 gennaio 2011

In Vietnam è risveglio della fede grazie a don Bosco



"Vengo a trovarvi e rimango con voi": è il tema con cui la famiglia Salesiana in Vietnam ha deciso di contrassegnare l'evento straordinario della visita delle reliquie di San Giovanni Bosco, che stanno compiendo un pellegrinaggio in estremo Oriente. 

Il pellegrinaggio dell'urna del santo ha ricevuto l'approvazione del Comitato Centrale per le Religioni in Vietnam: la Famiglia Salesiana (i religiosi; le Figlie di Maria Ausiliatrice, che festeggiano il 50° della loro presenza in Vietnam; i laici cooperatori) hanno così potuto preparare l'evento con un programma che ha coinvolto l'intera comunità cattolica del paese attraverso la circolazione di sussidi, le celebrazioni liturgiche, la Lectio Divina, e incontri di sensibilizzazione destinati soprattutto ai giovani.

Le spoglie sono giunte a Ho Chi Minh City il 16 gennaio - provenienti dalla Filippine - e hanno trovato centinaia di giovani che hanno salutato l'arrivo con canti e danze, mentre una fila interminabile di fedeli (oltre 10 mila) ha pazientemente atteso in fila per rendere omaggio al Santo nella sede dei Salesiani.´

Una solenne concelebrazione Eucaristica (con 30 concelebranti) ha visto la partecipazione di oltre 5.000 persone, mentre. P. Joseph Tran Hoa Hung, Provinciale Salesiano del Vietnam, ha sottolineato che "la visita di don Bosco è soprattutto un richiamo ai giovani, e vuole risvegliare la loro fede, speranza e carità".

I Salesiani in Vietnam registrano un notevole incremento di vocazioni: „I giovani vietnamiti sono affascinati dal carisma di don Bosco‰, nota a Fides un salesiano locale. In Vietnam i Salesiani sono impegnati soprattutto nella pastorale giovanile e nella gestione di scuole e di istituti di formazione professionale.

Le reliquie visiteranno le diocesi di Ba Ria, Da Lat and Xuan Loc, prima di lasciare il paese, il 1° febbraio, all'indomani della solenne conclusione della visita, proprio nella festa di San Giovanni Bosco, il 31 gennaio.


La storia dei Salesiani in Vietnam comincia nel 1942, quando il salesiano francese don Dupont fu espulso dal Giappone e incorporato nell'esercito francese ad Hanoi. Là fece amicizia con padre Seitz delle Missioni Estere di Parigi (MEP). 
I due fondarono un orfanotrofio che divenne ben presto una specie di "città dei ragazzi". Padre Seitz, eletto poi Vescovo di Kontum, si ricordò di don Dupont e volle affidare l‚opera ai figli di Don Bosco. 
Era il 3 ottobre 1952. In breve la città dei ragazzi assunse un volto salesiano e si organizzò in scuola professionale. Da allora nonostante alcune difficoltà e pause dovute alla storia del Vietnam e alle restrizioni dei governi comunisti, i Salesiani hanno ampliato e radicato la loro presenza. 
Oggi i religiosi nativi del Vietnam sono una trentina, operanti con altri salesiani di altre nazionalità.
                              

lunedì 17 gennaio 2011

In Colombia il diploma delle superiori si può conseguire online

È partito in questi giorni l'ultimo dei progetti promossi delle missioni guanelliane in Colombia: una scuola on line per conseguire il diploma delle superiori.

"Il progetto - spiega padre Cosimo Pedagna, promotore dell'iniziativa - nasce dalla percezione che molti giovani e adulti non hanno terminato in Colombia le scuole superiori e non possono neanche iniziarle, perché hanno necessità di lavorare".

Da qui l'idea di offrire una possibilità di promozione culturale e quindi lavorativa al maggior numero possibile di persone.

"Le strutture della scuola attuale di Bucaramanga, che accoglie già 425 bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni, non permettevano l'ingresso di nuovi studenti. Con la scuola on line possiamo superare questi limiti di spazio e tempo, permettendo a moltissime persone, in tutta la Colombia, di iscriversi e studiare regolarmente".

venerdì 14 gennaio 2011

Ecco la notizia che tutti attendevano: Giovanni Paolo II Beato l'1 maggio!

Giovanni Paolo II sarà beatificato il prossimo primo maggio. 

La data è stata ufficializzata questa mattina, con la firma da parte di Benedetto XVI del decreto di Beatificazione, nel quale figurano anche i nomi di altri prossimi candidati agli onori degli altari, tra i quali il prof. Giuseppe Toniolo – fondatore della Settimana sociale dei cattolici italiani – e cinque suore bosniache uccise in odio alla fede.

Certamente, la notizia che sta facendo velocemente il giro del mondo riguarda la figura di Papa Wojtyla, spentosi il 2 aprile 2005 e giunto al traguardo della Beatificazione dopo il riconoscimento di un miracolo avvenuto poco dopo la sua morte, riguardante una suora francese.

Il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale Angelo Amato, ha parlato alla Radio Vaticana del miracolo attribuito a Giovanni Paolo II e del modo in cui si è sviluppato l’iter della Causa:

"Dico subito che questa Causa ha avuto due facilitazioni. La prima riguarda l’esonero pontificio dall’attesa dei cinque anni per il suo inizio, e la seconda il passaggio per una corsia preferenziale, che non la mettesse in lista di attesa. Però, per quanto riguarda il rigore e l’accuratezza procedurale non ci sono stati sconti. La causa è stata trattata come le altre, seguendo tutti i passi previsti dalla legislazione della Congregazione delle Cause dei Santi. Anzi, se posso avanzare una mia prima constatazione, proprio per onorare degnamente la memoria di questo grande Pontefice, la causa è stata sottoposta a uno scrutinio particolarmente accurato, per fugare ogni dubbio e superare ogni difficoltà".

Cosa ci può dire ancora sul miracolo?

"Si tratta della guarigione dal morbo di Parkinson della francese Suor Marie Simon Pierre. La malattia fu diagnosticata nel 2001 dal medico curante e anche da altri specialisti. La Suora ricevette le cure relative, che ovviamente più che guarirla, ne attenuavano in parte i dolori. Alla notizia della scomparsa di Papa Woityła, affetto dallo stesso morbo, Suor Marie e le consorelle iniziarono a invocare il defunto pontefice per la guarigione. Il 2 giugno 2005, stanca e oppressa dai dolori, la religiosa manifesta alla Superiora l’intenzione di voler essere esonerata dal lavoro professionale. Ma la superiora la invita a confidare nella intercessione di Giovanni Paolo II. Ritiratasi, la suora passa una notte tranquilla. Al risveglio si sente guarita. Sono scomparsi i dolori e non sente alcun irrigidimento nelle articolazioni. Era il 3 giugno 2005, festa del Sacro Cuore di Gesù. Interrompe subito la cura e si reca dal medico curante, il quale non può che constatarne la guarigione".

giovedì 13 gennaio 2011

Gesti concreti, la Chiesa in prima linea per sostenere le vittime australiane

Aiuti materiali, ma anche preghiera e solidarietà: è quanto offre la Chiesa cattolica australiana alle vittime del maltempo che da fine novembre sta flagellando il Paese, in particolare lo Stato del Queensland.

Una situazione drammatica che ha colpito anche la sede dell’arcidiocesi di Brisbane: “I nostri uffici – dicono l’arcivescovo ed il vescovo ausiliare della città, mons. John Bathersby e mons. Brian Finnigan – sono chiusi perché non abbiamo energia elettrica. Offriamo le nostre preghiere per tutte le vittime, i loro familiari e per tutti colori che stanno soffrendo a cause delle alluvioni”.

“Molte parrocchie e molte scuole – continuano i presuli - hanno aperto le loro porte per offrire assistenza ai più bisognosi. I sacerdoti, i religiosi ed i fedeli impegnati nelle aree più colpite apprezzeranno ogni tipo di aiuto, materiale e spirituale, che verrà offerto”.

L’intervento della Chiesa si è concentrato in particolare su Toowomba, nel sud est del Queensland: “Voglio esprimere la mia gratitudine – afferma padre John Conway, amministratore di tre parrocchie della zona – a tutti i preti e a tutte le persone dell’Australia che sono accorsi in nostro aiuto. Si tratta della più grande catastrofe naturale che sia mai capitata nella zona, ma la risposta della gente è stata fenomenale. Ho visto persone evacuate dalle loro case lavorare nei centri di emergenza”.

“In molti posti – continua padre Conway – non c’è acqua potabile. Le strade sono danneggiate e i camion non possono passare. Non abbiamo carburante, latte, pane. Stiamo razionando tutto”.

Tutti gli australiani, quindi, vengono esortati ad offrire il loro aiuto, in particolare attraverso le organizzazioni di carità. Anche Benedetto XVI, attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum, ha donato 50mila dollari per la ricostruzione del Paese. Ulteriori donazioni possono essere effettuate attraverso l’organizzazione caritativa “San Vincenzo de’ Paoli”, consultando il sito Internet.

- RV -

mercoledì 12 gennaio 2011

Cinquant'anni dei Gesuiti nell'Africa Centrale

Era l’8 dicembre del 1961 quando veniva istituita la Provincia della Compagnia di Gesù in Africa Centrale (Ace).
A cinquant’anni da quell’importante momento, l’Ace si prepara a celebrare l’anniversario con numerose iniziative, articolate lungo tutto l’arco del 2011.

Tanti gli spunti e i temi di riflessione al centro delle celebrazioni, che coinvolgeranno diverse città africane: si inizia il 15 gennaio con un incontro a Kimwenza dedicato alla formazione dei gesuiti; si prosegue il 19 febbraio, nella stessa sede, con un convegno su “L’apostolato spirituale”; il 19 marzo, invece, sarà la volta de “L’apostolato parrocchiale”.

Momento centrale delle celebrazioni sarà poi l’incontro dei membri dell’Ace con il Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, incontro in programma per il mese di aprile.

Si tornerà a riflettere sull’apostolato nel mese di giugno, con due incontri dedicati, rispettivamente, alla sfera sociale e alla sfera intellettuale.
Tra settembre ed ottobre, invece, i padri gesuiti analizzeranno il rapporto tra “Cultura e mass media”, mentre a novembre si parlerà della “collaborazione al cuore della missione”.

Il giubileo dell’Ace prevede anche una mostra sulle opere dei missionari gesuiti nella regione: l’esposizione sarà ospitata, dal 28 novembre al 6 dicembre, dal Centro culturale Boboto di Gombe, in Nigeria.

Le celebrazioni giubilari si concluderanno il 7 dicembre 2011 con una Messa solenne a Kinshasa.

martedì 11 gennaio 2011

Sabato l'ordinazione dei tre ex vescovi anglicani entrati in comunione con il Papa

“È un momento unico e la comunità cattolica in Inghilterra e Galles è onorata di far parte di questo sviluppo storico nella vita della Chiesa universale”. Con queste parole l’arcivescovo Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese, ha annunciato alla stampa che sabato 15 gennaio ordinerà nella cattedrale di Westminster, John Broadhurst, Andrew Burnham e Keith Newton, i tre ex vescovi anglicani che hanno chiesto di entrare in comunione con la Chiesa cattolica, usufruendo della possibilità offerta da papa Benedetto XVI con la Costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus”. 

Mons. Nichols ha annunciato che “prima o dopo questa data”, la Santa Sede annuncerà “la creazione del primo Ordinariato per i gruppi di fedeli anglicani e il loro clero che hanno chiesto di entrare in piena comunione nella Chiesa cattolica”. 

A loro, l’arcivescovo Nichols rivolge parole di benvenuto: “Offriamo un caloroso benvenuto a questi tre ex vescovi della Chiesa d'Inghilterra. Diamo il benvenuto a coloro che desiderano unirsi a loro nella piena comunione con il Papa nella unità visibile della Chiesa cattolica. Riconosciamo il viaggio che stanno facendo con le sue partenze dolorose e le sue incertezze. Riconosciamo la profondità della loro ricerca condotta nella preghiera e il desiderio che li conduce a vivere all'interno della comunità della Chiesa cattolica”.

L’arcivescovo di Westmister rivolge anche parole di gratitudine per la Comunione anglicana e l’arcivescovo Rowan Williams. “Siamo profondamente grati – scrive – per la profondità del rapporto che esiste qui tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana. Questa relazione, positiva, forte e costante è il contesto in cui si svolge l’importante iniziativa di sabato. Siamo grati, anche, per la leadership sensibile dell'arcivescovo di Canterbury. Egli riconosce l'integrità di coloro che hanno cercato di unirsi nell'Ordinariato ed ha loro assicurato la sua preghiera. Questo è il nobile spirito di vero ecumenismo tra i seguaci di Cristo”.

Mons. Nichls ha poi aggiunto: “Papa Benedetto XVI ha chiarito le proprie intenzioni: che l'Ordinariato può servire la più ampia causa dell’unità visibile tra le nostre due Chiese, dimostrando in pratica la misura alla quale siamo chiamati a dare l'uno all'altro nel nostro comune servizio al Signore. Con questo in cuore, egli descrive questo passaggio come 'un gesto profetico'”.


-Sir-

lunedì 10 gennaio 2011

Ad un anno dal terremoto, ad Haiti tre nuovi diaconi

Il Padre Generale della Congregazione dei Clarettiani, p. Josep Maria Abella, ha potuto visitare poco prima di Natale le zone missionarie di Kasal e Nason ad Haiti, e soprattutto ha incontrato la comunità locale dei Clarettiani, che dopo 12 lunghi mesi vive ancora il dramma del terremoto, aggravato dall'epidemia di colera, dai disastri della natura e dall'insicurezza e dalla violenza. 

Erano presenti il Superiore maggiore delle Antille, Padre Hector Cuadrado; il Superiore locale, Padre Joachim Grendotti; i padri Beauplan Derilus e Aníbal Zilli. Erano presenti anche i nuovi diaconi haitiani: Pascal Renoncourt, Jeancius Pierre Louis e Lefranc Jeannot.

In una nota riportata dall'agenzia Fides si riferisce che nella riunione si sono potute condividere le preoccupazioni e le risposte che i Clarettiani stanno dando ad Haiti. Una missione con molte sfide, ma che manifesta ancora più forte la chiamata a continuare a mantenere la presenza dei missionari Clarettiani nel paese.

Tra le tante sfide, è apparso un segno di speranza: l'ordinazione dei tre diaconi haitiani che ha avuto luogo a Jimani, nella Repubblica Dominicana, al confine con Haiti, dove i Clarettiani stanno sviluppando un importante progetto missionario. 

Il Vescovo consacrante è stato Mons. Rafael Felipe, Vescovo di Barahona, R.D. Erano presenti il P. Generale e P. Hector Cuadrado, CMF. Superiore Maggiore delle Antille, molti Clarettiani e una nutrita rappresentanza delle comunità cristiane dai due lati del confine.

venerdì 7 gennaio 2011

"Iesu communio": il sorprendente bacino vocazionale di Lerma diventa istituto religioso femminile autonomo

Benedetto XVI ha approvato un nuovo istituto religioso femminile chiamato “Iesu communio” per la forma di vita della comunità di monache di Lerma e La Aguilera, nella provincia spagnola di Burgos. La numerosa comunità di monache del monastero di Lerma (di cui abbiamo già parlato), composta soprattutto da giovani, ha espresso gioia e ringraziamento a Dio attraverso una nota informativa che pubblichiamo integralmente a margine della notizia.

“L'approvazione che ora ci viene comunicata contiene la gioiosa novità e la forte responsabilità di confermarci nella vita che Dio aveva suscitato tra noi da tempo”, hanno indicato le monache di Lerma-La Aguilera, finora clarisse.
La decisione di erigire il nuovo istituto religioso è giunta dopo lo studio, da parte degli organismi competenti della Curia romana, di una documentazione presentata attraverso l'Arcivescovo di Burgos, monsignor Francisco Gil Hellín.

I documenti erano stati presentati a Roma in risposta alla richiesta con la quale la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata aveva esortato la comunità, nel 2009, a cercare di definire chiaramente la forma di vita alla quale si sentiva chiamata da Dio.

Nel 2009 risiedevano nel monastero dell'Ascensione del Signore, a Lerma, 130 monache, delle quali circa 60 in formazione iniziale. Visto l'elevato numero di monache, la comunità ha chiesto alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica di poter avere due case distinte – La Aguilera e Lerma –, mantenendosi come un'unica comunità. La richiesta è stata accettata, mentre Roma sottolineava l'utilità di proiettare una soluzione conforme alle norme.

Di recente, monsignor Gil Hellín ha ricevuto la comunicazione orale della decisione pontificia di erigere un nuovo istituto religioso per questa fiorente comunità, decisione che ha subito trasmesso alle monache. Dopo averla appresa, la comunità ha sottolineato che Gesù “è il protagonista di tutto e in Lui confidiamo perché porti a buon fine la vita che ha iniziato”.

La nota integrale in lingua originale diffusa dalle Suore di Lerma:
(Nota informativa de la comunidad de Hermanas de Lerma-La Aguilera, 22.12.10)
Aspectos principales de la aprobación del «Iesu Communio»
23 Diciembre 10
 
En la audiencia concedida el pasado 4 de diciembre al Cardenal Franc Rodé, Su Santidad el Papa Benedicto XVI, tras oír el parecer favorable del Dicasterio, dio su beneplácito a la resolución propuesta por el Prefecto de la Congregación para los Institutos de Vida Consagrada. En consecuencia, dicha Congregación emite el Decreto fechado el 8 de diciembre de 2010, Solemnidad de la Inmaculada Concepción de la Virgen María, que contiene las siguientes disposiciones principales:
1. El monasterio autónomo de la Ascensión de Nuestro Señor Jesucristo, de Lerma, se transforma en un nuevo instituto religioso de derecho pontificio, denominado “Iesu communio”.
2. En el mismo acto se aprueban y confirman las Constituciones del nuevo instituto ad experimentum por cinco años, conforme a la praxis habitual. Durante este tiempo debe experimentarse si las normas e instrumentos previstos en la redacción aprobada resultan suficientes para ordenar la vida y misión del instituto o es preciso revisarlas o completarlas en algún aspecto antes de su aprobación definitiva.
 
En ejecución de dicha decisión:
—Se declara extinguido a todos los efectos canónicos el monasterio autónomo y, conforme a lo previsto para ese caso por las Constituciones Generales de la Orden de las Hermanas Pobres de Santa Clara, la Santa Sede dispone que su patrimonio, activo y pasivo, pase al nuevo instituto religioso.
—Por gracia de la Sede Apostólica, las hermanas que han hecho su profesión solemne o temporal en el monasterio extinguido, conservan en el nuevo instituto la condición respectiva de profesas solemnes o temporales, con los derechos y deberes establecidos por el derecho universal y las Constituciones del instituto religioso “Iesu communio”. Se procede análogamente, respecto a las hermanas que aún no habían profesado en la fecha del Decreto, con los tiempos de postulantado y noviciado transcurridos.
—A las hermanas que por ancianidad, salud u otros motivos fundados así lo pidan, se les concede por indulto especial de la Santa Sede la facultad de continuar como monjas clarisas, sin la obligación de pasar al nuevo instituto o a otro monasterio; y de permanecer unidas a la comunidad con derecho de voz activa en el Capítulo y con los deberes adecuados a su edad y salud.
—La Madre Verónica María Berzosa es reconocida como Fundadora y confirmada como Superiora general del nuevo instituto. Se confirma asimismo en sus cargos a la Vicaria y a las demás hermanas que forman el Consejo.
—Finalmente, se encomienda al Arzobispo de Burgos el especial cuidado y vigilancia de la vida del nuevo instituto, sin perjuicio de la autonomía de vida y gobierno propia de un instituto religioso, por un periodo de cinco años, durante los cuales se le pide que informe anualmente a la Congregación de su desarrollo.
El Decreto concluye expresando el deseo de que, “fieles a la vocación recibida y dóciles a la acción del Espíritu, los miembros del instituto ‘Iesu communio’ sean, en la Iglesia y para el mundo, signo vivo del amor de Dios, manifestado en Jesucristo, crucificado y resucitado”.

UN ÚNICO PROYECTO: SECUNDAR EL QUERER DE DIOS
 
Suplicando la luz del Espíritu Santo, queremos releer con vosotros, en este momento de nuestro peregrinar, lo que el Señor ha venido haciendo en esta comunidad, como don de Dios que se nos está concediendo vivir. Hoy resuenan en nosotras, con especial fuerza, las palabras de Jesús: “La mujer, cuando va a dar a luz, está triste, porque le ha llegado su hora; pero cuando ha dado a luz al niño, ya no se acuerda del aprieto por el gozo de que ha nacido un hombre en el mundo. Vuestra alegría nadie os la podrá quitar” (Jn 16, 21). Nos sentimos pobres criaturas con el único deseo de vivir el don de Dios.
 
Los comienzos
Ha sido un largo camino el que nos ha traído hasta el día de hoy. Quien sólo haya conocido las últimas noticias podría tener la impresión de que nuestra vida ha cambiado de la noche a la mañana, pero no es ése el caso. Dios ha ido sembrando y trabajando este designio suyo día a día, durante bastantes años, en medio, sin duda, de nuestra fragilidad.
En la comunidad de Lerma, por pura gracia, que no es posible reducir a explicaciones humanas, comenzó a darse un crecimiento de vocaciones, que nos llenaba de asombro también a nosotras mismas. Dentro de una comunidad de Damas Pobres de Santa Clara, de modo sereno y paulatino, algo estaba naciendo. Bebíamos de San Francisco y de Santa Clara, pero también de los Padres de la Iglesia, de los santos, de los maestros y teólogos de la Iglesia y, por supuesto, del Magisterio, muy especialmente el de los Papas Juan Pablo II y Benedicto XVI, a quienes amamos entrañablemente. Muchas de nosotras hemos sentido la llamada a la consagración en las Jornadas Mundiales de la Juventud.
Nuestra situación actual no es resultado de la negación de un carisma radiante como el de San Francisco y Santa Clara, en cuyo seno se han generado y seguirán generándose grandes santos. Si, aparte de la Madre del Señor, tuviésemos que afirmar una mujer apasionadamente enamorada de Jesucristo, tenemos grabado en lo más hondo la figura de Santa Clara: hija, mujer, esposa y madre según el corazón de Cristo. Sus cartas han sellado en nosotras la certeza de que la consagración es un camino de plenitud, de bienaventuranza, vivido en “un amor incomparable” (Sta. Clara, Carta III). Esta inquebrantable certeza, con la gracia de Dios, ha sostenido nuestra perseverancia en la vida consagrada. El franciscanismo ha sido la cuna en la que Dios ha querido que surja una nueva forma de vida.
No se trata de una negación, sino de la afirmación y acogida, en obediencia, de un designio de Dios sobre la vida de esta comunidad, que se perfilaba como una vida contemplativa que se hace presencia y testimonio. Siempre han resonado en nosotras las palabras que Juan Pablo II dirigió en Ávila a las religiosas contemplativas: “Consientan vuestros monasterios en abrirse a los que tienen sed. Vuestros monasterios son lugares sagrados y podrán ser también centros de acogida cristiana para aquellas personas, sobre todo jóvenes, que van buscando una vida sencilla y transparente en contraste de la que les ofrece la sociedad de consumo”.
A lo largo del camino, se han alzado voces, no siempre afectuosas ni respetuosas, pero muchas veces también sencillas y desconcertadas, que no comprendían lo que estaba sucediendo. Hemos sentido siempre un vivo dolor al oír que hacíamos mal y hasta traición a la Orden por secundar la llamada a una vida que no observaba estrictamente la Regla de las Clarisas. Incluso algunas voces que decían que no éramos verdaderas Clarisas, eran las mismas que nos pedían a la vez que enviásemos hermanas a sus conventos. Nunca nos ha dejado indiferentes la reiterada petición de que las hermanas de una comunidad, que iba haciéndose tan numerosa, fuesen repartidas por los diversos monasterios de Clarisas. Pero no era posible, en conciencia y ante Dios, acceder a esas demandas, porque las vocaciones que iban surgiendo se sentían llamadas a abrazar precisamente esta forma de vida que acaba de ser aprobada.
Cuando nuestras hermanas de los monasterios de Briviesca y Nofuentes, necesitadas de ayuda por su avanzada edad, nos pidieron con toda sencillez que las acogiéramos entre nosotras, les explicamos lo que estaba aconteciendo en nuestra comunidad; ellas lo aceptaron y su llegada ha sido una bendición para nuestra casa.
 
Discernimiento y aprobación
Dios, poco a poco, ha ido desvelando su designio sobre nuestra comunidad. Pero este peregrinar, movido únicamente por el deseo de secundar dócilmente su querer, podía ser una mera ilusión sin el discernimiento y la aprobación de la Iglesia. Llevamos grabadas a fuego las palabras de Santa Clara: “Vivid siempre fieles y sujetas a los pies de la Madre Iglesia”.
El rápido y continuo crecimiento de la comunidad hizo que el espacio vital de nuestro monasterio de Lerma resultara gravemente insuficiente. Por otro lado, crecía también el número de peregrinos que se acercaban a nuestros locutorios con un único deseo en el corazón: “Queremos ver a Jesús” (Jn 12, 21); y por tanto, necesitábamos con urgencia espacios adecuados. Tras llamar a muchas puertas, sólo apareció un lugar con posibilidades realistas: el convento de San Pedro Regalado de La Aguilera (Burgos), además muy cercano a Lerma. En un primer momento, los hermanos franciscanos, con la firma de dos contratos complementarios, nos cedieron su uso por treinta años a cambio de una contraprestación económica que debería pagarse cuando se pudiera vender el convento de Briviesca. El convento de La Aguilera, aunque ofrecía el necesario espacio, llevaba mucho tiempo casi deshabitado y se hallaba en un estado de grave deterioro, que hizo necesario emprender una obra de saneamiento muy importante. Un bienhechor quiso hacerse cargo de la reconstrucción.
Pero la comunidad seguía creciendo y nos veíamos en la necesidad de realizar ampliaciones que no era prudente acometer con la incertidumbre de si sería posible seguir usando el lugar cuando transcurriera el tiempo de la cesión. Creímos oportuno, por eso, pedir a la Provincia franciscana que nos vendiera el convento de La Aguilera. La Provincia nos comunicó su aceptación y las condiciones poco después; y con la ayuda de bienhechores —muchos de ellos, como la viuda del Evangelio, incluso “nos daban de lo que tenían para vivir”— se formalizó la compra, y poco a poco lo vamos pagando.
Cuando una parte de la comunidad iba a pasar a La Aguilera, solicitamos autorización a la Congregación para los Institutos de Vida Consagrada para poder ser una única Comunidad en dos sedes diferentes y con un único gobierno y una única casa de formación. El Cardenal Rodé, Prefecto de la Congregación, respondió: “Este Dicasterio para los Institutos de Vida Consagrada ha decidido acoger su instancia, en espera de que la Comunidad llegue serenamente a una mayor claridad respecto a lo que se sienten llamadas a realizar. Tal concesión es válida por tres años, con el ruego de enviar anualmente una relación a este Dicasterio”.
Nuestro Arzobispo, padre y pastor de la Diócesis, D. Francisco Gil Hellín, nos aconsejó que pusiésemos por escrito la realidad que se estaba viviendo en nuestra comunidad. Durante casi un año de oración, discernimiento y trabajo, fuimos redactando el texto de unas Constituciones. No era cuestión de idear conforme a un modelo unos Estatutos con más o menos acierto práctico, ni de elaborar un calculado proyecto de futuro. Se trataba de procurar plasmar por escrito los aspectos esenciales de la vida que ya venía viviendo la comunidad desde hacía más de diecisiete años.
Una vez acabada la redacción, se convocó un Capítulo, bajo la presidencia del Sr. Arzobispo, para que la comunidad se pronunciara sobre la oportunidad de poner en manos de la Santa Sede nuestra forma de vida, tal como quedaba expresada en el Proyecto de Constituciones. Se dio lectura del documento a toda la comunidad, con las oportunas explicaciones y dando respuesta a las preguntas que se iban planteando. Teniendo en cuenta la trascendencia del momento, se pidió en primer lugar que se pronunciaran en votación secreta, antes de abandonar la sala capitular, las hermanas que no forman parte del Capítulo, es decir, profesas temporales, novicias y postulantes. Aunque esa votación no tenía valor jurídico, parecía necesario que se expresaran en conciencia sobre el paso que la comunidad estaba decidiendo. A continuación tuvo lugar la votación del Capítulo propiamente dicha y se escrutaron por separado los resultados de las dos votaciones. Ambas asintieron por unanimidad a que los documentos que reflejaban nuestra forma de vivir fueran presentados ante la Congregación para los Institutos de Vida Consagrada.
El pasado 4 de diciembre, nuestro Sr. Arzobispo nos comunicó con gozo que el Santo Padre Benedicto XVI, oído el parecer favorable de la Congregación, había manifestado su beneplácito para que las Constituciones fueran aprobadas y nuestra comunidad fuera transformada en un nuevo instituto religioso de derecho pontificio con el nombre de “Iesu communio”. El correspondiente Decreto de la Congregación está firmado el día de la Solemnidad de la Inmaculada Concepción de la Virgen María.
Las hermanas nos llenamos de alegría, porque la Madre Iglesia había discernido y aprobado nuestra forma de vivir, y confirmaba su nacimiento, con el deseo de que sea acogido y cuidado por la comunidad eclesial sin sombras ni sospechas.
 
“Iesu communio”
Quienes nos habéis conocido y habéis leído el libro Ven y verás, tendréis muy vivas estas experiencias expresadas por las hermanas, una tras otra: “Queremos hacer presente a Jesús, la victoria del Resucitado, lo que Él ha hecho y está haciendo día tras día con nosotras; nos experimentamos gozosamente como piedrecillas de un mosaico que no se entienden separadamente sino llamadas a hacer presente en comunión una única Vida: Jesús”. La propia misión es ser “comunión de Jesús”, “Iesu communio”, comunión que brota del don de Jesucristo y se hace testimonio de la unidad en la caridad y manifestación de que el Espíritu convoca a los dispares y a los dispersos para que sean un solo corazón y una sola alma.
Como religiosas contemplativas, las hermanas nos sentimos llamadas a ser por entero de Jesucristo, a estar con Él y permanecer en vela para orar sin interrupción por los hijos que nos han sido confiados: “Que ninguno se pierda” (Jn 6, 39). Ser posada del Buen Samaritano, una casa abierta, donde los peregrinos sedientos y heridos puedan encontrarse con Jesucristo Redentor y experimentar que han sido acogidos en la oración y presentados al Padre, esperados como hijos por la Madre Iglesia; lugar de encuentro para avivar en comunión nuestra fe hasta hacer arder el deseo de santidad como plenitud de vida.
A quienes nos habéis acompañado en el camino y a toda la Iglesia os pedimos vuestra oración para vivir la misión que, por voluntad de Dios, la Iglesia nos ha confiado. Hoy más que nunca somos conscientes de nuestra fragilidad, pero avanzamos fiadas en la promesa de que el Espíritu Santo llevará a feliz término lo que ha comenzado en nosotras, porque para Dios nada hay imposible.
Somos hijas de la Iglesia; creemos y esperamos en la comunión de los santos; en ella queremos vivir, madurar y abrazar el don del seguimiento a Cristo hasta el fin, porque ¿a quién vamos a seguir? Sólo Jesucristo tiene promesa de vida eterna, sólo Él nos explica la vida. Según la palabra y experiencia de nuestro Santo Padre Benedicto XVI: “Quien deja entrar a Cristo en la propia vida no pierde nada, nada, absolutamente nada de lo que hace la vida libre, bella y grande”.
 
Gracias, Jesucristo; gracias, Madre Iglesia. 
Hermanas Iesu communio

mercoledì 5 gennaio 2011

Il presepe vivente che aiuta i bambini delle favelas

Oltre 1.000 visitatori per la prima giornata del Presepe Vivente Missionario che si è svolto il 2 gennaio nella sede romana della Comunità Missionaria di Villaregia. 

Per la quarta edizione del Presepe vivente missionario - evento che unisce arte, cultura, spiritualità e solidarietà - il numero delle famiglie, dei turisti, dei gruppi parrocchiali e di semplici curiosi che ha fatto visita alla manifestazione è visibilmente aumentato rispetto all'edizione dello scorso anno. Un evento, dunque, che si consolida nel panorama dei presepi viventi nel Lazio ma anche in tutta Italia. Ben 7 pullman hanno raggiunto la sede della Comunità Missionaria per assistere all'evento.

E ora tutto è pronto per la seconda serata che si terrà domani 6 gennaio, a partire dalle 16. Per vivere una Epifania all'insegna della solidarietà, pensando ai bambini delle favelas di Belo Horizonte, in Brasile. In mezzo alle colline della campagna romana, attorno a un grande fuoco al centro del piazzale, sorgono le capanne in legno che riproducono la vita a Betlemme nell'anno zero.

Oltre 150 le comparse e i personaggi che, con costumi storici, ambientazioni originali e arti e mestieri di 2.000 anni fa, ricostruiscono la Betlemme dei tempi di Gesù. Ci sono i soldati romani, il censimento, i cammelli, i re magi, la sacra famiglia.

Unico nel suo genere, si tratta del primo presepe di questo tipo nel panorama nazionale. Vivente perché, attraverso la riproduzione degli antichi mestieri e dei personaggi, vuole far 'rivivere' la nascita di Gesù. Missionario perché l'attenzione è puntata ai fratelli più lontani e più poveri.  

L'ingresso al Presepe Vivente Missionario è gratuito, ma l'intero ricavato di offerte e donazioni sarà destinato al progetto del Centro di accoglienza per i bambini delle favelas in Brasile, creato nel 1987 dalla Comunità Missionaria di Villaregia.

Durante il percorso, il visitatore assisterà ad un musical dedicato alla figura di Erode, alle catene di ieri e di oggi che affliggono il mondo.

Il 6 gennaio saranno anche premiate le classi delle scuole materne ed elementari che hanno partecipato al Concorso "Sogna il tuo presepe". Oltre 30 classi scolastiche, più di 600 bambini hanno infatti realizzato un presepe colorato, fantasioso, originale. C'è quello ecologico, quello con le note musicali, quello che ruota, quello in carta pesta. 


martedì 4 gennaio 2011

Inizio d'anno all'insegna di nuove ordinazioni in Cina

La comunità cattolica cinese del continente raccoglie già i primi frutti vocazionali all’inizio del nuovo anno civile.

Il 1° gennaio, solennità di Maria Madre di Dio, oltre 2.000 fedeli della diocesi di Ba Meng, nella Mongolia interna, hanno partecipato all’ordinazione sacerdotale di don Duan Yong Kun ed all’ordinazione diaconale di due seminaristi, che è stata presieduta da mons. Du Jiang, ordinario della diocesi, insediatosi ufficialmente lo scorso 8 aprile. 

Oltre ai sacerdoti diocesani, hanno concelebrato la solenne liturgia di ordinazione una ventina di sacerdoti provenienti dalla provincia dell’He Bei. 

Mons. Du ha raccomandato ai tre nuovi ordinati di “dedicarsi completamente a Cristo, alla Chiesa e ai fedeli, in quanto si diventa pescatori di uomini esercitando il servizio della carità”. 

Quindi ha invitato tutti alla preghiera e all’accompagnamento spirituale perché “il nuovo sacerdote, che ha compiuto ben 15 anni di cammino vocazionale, e i due diaconi, possano compiere nel modo migliore la missione dell’evangelizzazione”. 

Sempre il 1° gennaio 2011, due suore della Congregazione diocesana del Sacro Cuore di Gesù della diocesi di Xian Xian (oggi Cang Zhou) hanno emesso i voti perpetui nelle mani del vescovo, mons. Giuseppe Li Lian Gui e altre due giovani sono entrate ufficialmente nel postulantato.

lunedì 3 gennaio 2011

Una "Messa della Santa Famiglia" con migliaia di persone



Decine di migliaia di persone hanno partecipato, domenica 2 gennaio a Madrid, per il quarto anno consecutivo, alla solenne “Messa della Santa Famiglia” promossa dal cardinale arcivescovo della capitale spagnola Antonio María Rouco Varela. 

All’evento, che si è svolto all’insegna del motto “La famiglia cristiana speranza per l’Europa”, hanno preso parte fedeli giunti da tutta l’Europa.

Intervenendo sul significato di questo appuntamento, il vescovo Juan Antonio Reig Pla, responsabile della pastorale familiare dell’Episcopato spagnolo, ha affermato che "la finalità di questo incontro nella Plaza de Colón a Madrid è manifestare pubblicamente la nostra fede, la fede in Gesù Cristo, e il disegno di Dio sul matrimonio, sulla famiglia e sulla vita umana". 

"Le famiglie radunate vogliono esprimere un segno di speranza per la Spagna e per l’Europa - ha aggiunto -, vogliono vivere la gioia di essere 'famiglia' e sapere che la grazia di Dio sostiene l’amore degli sposi e promuove la vita dei costruttori dell’Europa di domani". 

Plaza de Colón si è dunque trasformata in "una luce nelle tenebre della situazione attuale, nelle tenebre che avvolgono la sacralità della vita umana, un grido per la difesa del matrimonio e della famiglia. Pensiamo di dover dare una parola di speranza alla Spagna e anche all’Europa".

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