"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

venerdì 15 ottobre 2010

Medio Oriente e quelle missionarie a difesa della dignità umana

Non si può negare che siano una comunità che soffre, ma sarebbe un grave errore pensare ai cristiani in Medio Oriente come a una realtà "chiusa in difesa". 
Perché comunque, attraverso le loro scuole, i loro ospedali e tante altre attività caritative al servizio di tutti sono una presenza vitale per le società di questa area del mondo. 
Un’opportunità per gettare uno sguardo su alcune storie significative è stata la tavola rotonda Il dialogo della vita, tenutasi l’altra sera a Roma alla Sala Pio X di via della Conciliazione nell’ambito di Sguardi sul Sinodo, la rassegna di appuntamenti promossa da Azione cattolica ed Edizioni Terra Santa che offrono ogni sera un’opportunità preziosa per incontrare volti e temi dell’appuntamento in corso in Vaticano. 


Storie straordinarie come quella delle Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, conosciute come le suore "francescane d’Egitto", fondate nel 1859 dalla beata Caterina Troiani e da un secolo e mezzo in prima linea su tante frontiere della carità in Medio Oriente. 


Nate al Cairo, oggi – oltre che in Egitto – sono presenti anche in Israele, in Palestina, Giordania, in Libano, in Siria, in Iraq. Le loro scuole sono frequentate da 26 mila alunni; ma guidano anche dispensari, ospedali, case di accoglienza. 


"Il nostro è un servizio concreto per la difesa della dignità della vita umana in ogni situazione – racconta la superiora provinciale suor Telesfora Pavlou, che partecipa ai lavori del Sinodo come uditrice –. Accogliamo indistintamente tutti. E facendo così lanciamo dei messaggi chiari, come ad esempio quello della promozione della donna". 


Tra le opere più significative delle Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria c’è anche l’Ospedale italiano di Haifa, in Israele: quando nacque nel 1907 era l’unico nella sua zona. Oggi si è specializzato su una frontiera delicata come la cura dei tumori. 
"È un luogo – spiega la direttrice, suor Emanuela Verdecchia – dove ebrei, cristiani e musulmani si ritrovano uniti da un’esperienza come la malattia. Ed è una testimonianza che noi viviamo con lo sguardo della fede, ai piedi del monte Carmelo". 


Sul fronte dell’educazione ha una lunga esperienza anche il gesuita padre Samir Khalil Samir. "Già alla fine degli anni Sessanta in Egitto organizzavamo corsi per gli analfabeti, nel quartiere dove vivevo", racconta. Ma è soprattutto al futuro che guarda padre Samir: "Tuttora in Libano il 50 per cento dei bambini delle scuole elementari vanno a scuola dalle suore. E ci sono nuove realtà importanti che stanno nascendo, come l’Università cattolica a Madaba in Giordania. Si tratta di frontiere importanti, perché educazione significa aiutare a guardare dentro al mondo in cui si vive. E tutti sappiamo quanto questo sia decisivo per il Medio Oriente di domani". 

-Avvenire-

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